Presidio del Vittorio verso chiusura | "Stiamo attrezzando il Garibaldi" - Live Sicilia

Presidio del Vittorio verso chiusura | “Stiamo attrezzando il Garibaldi”

I cambiamenti nell'organizzazione della sanità catanese stanno ridisegnando la mappa della gestione dell'emergenza. Giorgio Santonocito, direttore generale del Garibaldi, spiega i particolari della riorganizzazione.

 

pronto soccorso
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CATANIA – Il direttore generale dell’arnas Garibaldi, Giorgio Santonocito chiarisce gli aspetti della nuova geografia delle strutture per il pronto intervento che riguarderà Catania, non appena, come annunciato, il presidio dell’Ospedale Vittorio Emanuele di via Plebiscito chiuderà. Tanti gli aspetti da chiarire, secondo l’ex ragioniere generale del Comune, che hanno creato un clima negativo intorno a un’operazione, quella di riorganizzazione delle strutture di emergenza degli ospedali cittadini, nota da anni.

Facciamo un po’ di chiarezza. Cosa significherà per il Garibaldi la chiusura del pronto soccorso del Vittorio Emanuele e, soprattutto, vi siete organizzati per accogliere i nuovi utenti?

Io penso che tutto debba essere affrontato nella logica della programmazione, senza allarmismi che non conducono a nulla. È chiaro che, lo spostamento dell’asse del pronto soccorso del Vittorio Emanuele sul Policlinico, che è certamente fuori dal centro urbano ristretto, ma che è comunque a qualche chilometro di distanza dal centro urbano, potrà portare un maggiore afflusso al Garibaldi, ma non bisogna neanche drammatizzare. Sicuramente i flussi si sposteranno verso il Policlinico. Ci sarà, senza dubbio, un flusso del dieci, venti per cento di utenza che si riverserà sul Garibaldi, e sono quei pazienti che accedono direttamente alla struttura ospedaliera, a piedi o in macchina, e non attraverso il 118.

E voi siete attrezzati per l’aumento del venti per cento previsto?

Il Garibaldi ha programmato le nuove dotazioni organiche, per fare fronte soprattutto sotto il profilo del personale a queste nuove esigenze che si presenteranno nei prossimi mesi. L’assessore Gucciardi mi ha confermato l’approvazione della dotazione organica del Garibaldi, nella formulazione da me proposta. Si tratta di 8 medici in più e di 10 infermieri in più. Un rafforzamento del personale che sicuramente consentirà, almeno sotto questo profilo, di affrontare il problema. D’altra parte, stiamo potenziando anche la chirurgia per l’emergenza, stiamo studiando il fenomeno. C’è ancora una certa quota di pazienti che non riusciamo a trattare dentro l’ospedale, e ancora oggi dirottiamo verso fuori, verso cliniche private. Stiamo cercando anche la diagnostica. Tutto questo dovrà fare il paio con le strutture.

A proposito, che novità ci sono per il nuovo pronto soccorso e a che punto sono i lavori in quello vecchio?

Il nuovo pronto soccorso sta per sorgere nell’area nord con ingresso da via Filzi. La gara è in Urega, a brevissimo sarà conclusa la parte amministrativa e si passerà al cantiere vero e proprio. Entro due anni, due anni e mezzo, contiamo di consegnare alla città la nuova struttura. Intanto stiamo lavorando a quello attuale. Non possiamo pensare di assorbire appunto l’ìmpatto di questi maggiori flussi che sicuramente arriveranno, aspettando il nuovo pronto soccorso. Stiamo allargando e ristrutturando profondamente l’attuale struttura, un’operazione difficil perché la stiamo facendo a pronto soccorso aperto, quindi un cantiere ad altissimo rischio di interferenza, ma stiamo lavorando con la massima attenzione. In questi frangenti, tutto diventa più critico, ma stiamo gestendo molto bene l’impatto, al di là di alcuni eventi più mediatici che sostanziali.

Al di là delle possibili ripercussioni sui cittadini, quali sono gli aspetti positivi di questa riorganizzazione?

Io sono convinto che il piano regionale che prevede la nuova allocazione dei pronto soccorsi creerà una cintura dell’emergenza attorno alla città. È un percorso asseverato a livello mondiale come il migliore per le esigenze di una grande città, di una grande area metropolitana. I pronto soccorsi devono essere all’esterno e facilmente raggiungibili, anche in relazione al fatto che siamo in un’area fortemente sismica. Le stesse considerazione fanno sì che debba esistere un presidio all’interno del centro urbano, che potrebbe risultare isolato in caso di evento sismico grave o disastroso; in questo caso, la funzione del Garibaldi centro diventa assolutamente vitale e strategica. Ecco perché è importante che il Garibaldi si rafforzi e, in questo senso, abbiamo chiesto al sindaco che ha attivato un tavolo tecnico che si sta riunendo in questi mesi, cercando soluzioni fra gli ospedali, nell’ambito della programmazione, e abbiamo chiesto le risorse alla Regione.

Quali altri problemi, invece, continuano a insistere?

La vera problematica è il territorio. C’è ancora una scarsa diffusione della medicina sul territorio. Noi abbiamo aperto quasi due anni fa, con l’ex assessore Borsellino, il Punto di primo intervento dentro il Garibaldi e ancora oggi il flusso di utenza è assolutamente scarso. Come è scarso nei Ppi che esistono nella cintura urbana. L’utenza non è abituata ad andarci e si continua a vedere l’ospedale come l’unica struttura preposta. Fino a che il territorio non riuscirà a sviluppare una rete vicina al primo cittadino, il rischio di affollamento degli ospedali c’è sempre. Poi ci sono i casi particolari, sui quali stiamo facendo indagini, ma quelli vanno affrontati caso per caso. Non si può abbassare la guardia nei confronti delle categorie più disagiate, che vedono l’ospedale come un punto di riferimento.

In quanto tempo il sistema dei pronto soccorso cambierà effettivamente?

C’è l’incognita San Marco. Si stanno svolgendo vari tavoli tecnici alla Regione e si sta anche cercando di capire quale reparti allocarvi e quale sia la vera vocazione del San Marco. Al di là di questo problema, che non enfatizzerei, sono tanti gli ospedali in città, Garibaldi, Vittorio Emanuele, il Cannizzaro. Ritengo che sia una risposta assolutamente adeguata che va potenziata con i presidi sul territorio. Tra due anni poi, quando si realizzeranno le nuove strutture per l’emergenza, al Policlinico e al San Marco, la situazione sarà definita e idonea a fare fronte alle esigenze della città di Catania.

 


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