Prostituzione e riti voodoo| Nigeriane ridotte in schiavitù - Live Sicilia

Prostituzione e riti voodoo| Nigeriane ridotte in schiavitù

Shirley Inetianbor e Sophia Aigbedo

La Squadra Mobile ha condotto una lunga indagine. Le due "maman" finite in manette tenevano letteralmente segregate le donne, che potevano uscire di casa solo per prostituirsi sulla Catania-Gela e a San Berillo. 

CATANIA – Costretta a mangiare il cuore crudo di una gallina, come prevede una pratica del rito voodoo. E’ il retroscena da film dell”orrore che emerge da una lunga indagine della Squadra Mobile che ha fermato due “maman” nigeriane, accusate di riduzione in schiavitù, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Sophia Aigbedo e Shirley Inetianbor, entrambe di 28 anni, sono rimaste in cella: il Gip infatti ha convalidato la misura cautelare.

In via Ventimiglia i poliziotti hanno accompagnato anche due delle presunte vittime, che vivevano – come emerge dall’inchiesta partita ad agosto e supportata da intercettazioni – segregate e prigioniere. Potevano uscire di casa solo per prostituirsi sulla Catania – Gela e a San Berillo. L’intero incasso, ogni notte, doveva essere consegnato alle due “maman”: le due nigeriane si facevano pagare dalle 30 alle 50 euro a prestazione. Durante il giorno dovevano anche “servire” e “accudire” le due sfruttratrici, anche facendo duri lavori domestici. Potevano uscire di casa solo accompagnate e dovevano rendere conto anche di ogni telefonata che facevano. Ricostruzione confermata dalle due vittime, avviate ad un programma di reinserimento sociale.

Le due “maman” approfittavano dell’assoggettamento creato da alcune forti credenze nigeriane. Le due donne, infatti, sarebbero state condotte a Catania e costrette a prostituirsi attraverso il metodo “dell’ingaggio per debito” legato agli antichi riti voodoo. Le due ragazze sono arrivate clandestinamente in Italia e per la loro libertà avrebbero dovuto pagare un debito di 30.000 euro. Una volta arrivate a Catania, sotto la minaccia del rito  “voodoo”,  una delle vittime è stata costretta a mangiare il cuore crudo di una gallina appena uccisa.

La minaccia del rito voodoo è un mezzo molto diffuso nel fenomeno della tratta delle schiave tra la Nigeria e Catania. Un sistema che emerge anche dal lavoro delle operatrici di strada dell’Associazione Penelope, che da anni lavorano al contrasto di questi fenomeni.  “Molte di queste persone – spiegavano ad Agosto a LiveSicilia continuano ad esercitare perché devono estinguere un debito, perché prima di partire hanno ricevuto un rito voodoo, credenze che influiscono molto nella loro cultura di provenienza. Questo rito o “contratto“, che dir si voglia, le lega con la persona che gli ha permesso di arrivare qua o che le ha agevolate. Il meccanismo che influenza il loro operato, condiziona anche la loro vita, infatti qualsiasi cosa negativa, malessere fisico, possa accadere ad una delle persone del contesto familiare viene ricondotto al rito voodoo. Si crea quindi – concludevano –  un vero è proprio rapporto di fedeltà al rito”.

 


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