Proteste, ritardi e vuoti | L'ateneo è allo sbando - Live Sicilia

Proteste, ritardi e vuoti | L’ateneo è allo sbando

Viaggio nella crisi dell'università
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Le proteste dei ricercatori contro i tagli ai fondi dell’Università e contro il Ddl Gelmini, ancora in discussione, non hanno impedito all’ateneo palermitano di partire. Una partenza un po’ goffa però,  che ha solo ritardato il peggio. Se le proteste non si fermeranno, con l’arrivo del secondo semestre potrebbero infatti non bastare le misure adottate dal senato accademico di Palermo.
Per l’otto novembre il senato aveva fissato il termine ultimo per l’inizio delle lezioni, consentendo alle facoltà di aggirare l’ostacolo degli insegnamenti lasciati vacanti dai ricercatori, con qualche accorgimento. La possibilità di stipulare contratti di insegnamento a personale esterno per un tetto massimo del 20%, la riassunzione dei docenti in pensione, anche over 75, lo spostamento degli insegnamenti lasciati scoperti dal primo al secondo semestre e le cosiddette “mutuazioni”, l’accorpamento di classi, che in qualche caso, portano a sforare il numero di presenze a lezione consentito per legge.

E’ a Lettere che la situazione è più critica. Dopo una nota in cui il rettore sollecitava l’inizio dell’anno accademico, la data di partenza è stata infine fissata entro il 15 novembre. Ma qui gli “indisponibili” sono 71 su 189, e ieri pomeriggio, al consiglio di facoltà, è stato solamente ipotizzato un probabile inizio per il 10 novembre. “È buona volontà, niente di più. Ma non ci sono i tempi tecnici”, afferma Marco Antonio Pirrone, ricercatore a Lettere, dove i bandi di insegnamento non sono ancora partiti. “Sì e no – continua – parte il 30 % del totale dei corsi tra il primo e il secondo semestre”. Secondo il ricercatore, infatti, ad attivarsi sarebbero soltanto 2-3 insegnamenti per ogni corso di laurea. “Oggi (ieri ndr) si è prodotta una delibera in cui sottolineamo che gli insegnanti non possono prendersi la responsabilità di garantire la validità giuridica dei corsi di laurea. Sarà il rettore, il senato, il ministro a stabilire se e con quali mezzi si potrà garantire”.

A Medicina, dove gli ultimi bandi per corprire gli insegnamenti scadevano venerdì scorso, si partirà solo giovedì, come pure ad Odontoiatria, mentre per il 15 novembre è fissato l’inizio delle lezioni ad Infermieristica, con una percentuale totale di corsi ancora non attivi che dovrebbe oscillare tra le 10 e le 15 unità.

A Ingnegneria si dovevano gantire tra l’80 e il 90 per cento delle lezioni per questo primo semestre. “Al corso di laurea magistrale in Ingegneria per l’Ambiente e per il Territorio, hanno mandato tutti i ragazzi a casa, perchè c’erano zero insegnamenti attivi”,  racconta Antonio Caramazza, rappresentante degli studenti al consiglio di amministrazione. Se la protesta dei 70 ricercatori andrà ad oltranza, la percentuale di corsi garantiti si abbasserà ad un 60 per cento per la triennale e solo 1 corso su 2 potrà attivarsi alla magistrale. Risultato: nessun laureato per quest’anno. “Naturalmente il nostro auspicio è che non si arrivi a questo, sperando che tutto ciò spinga il Governo e il Parlamento a cambiare atteggiamento”, dice Enrico Napoli, ricercatore in Ingegneria.

L’anno accademico, con poche difficoltà, è già partito dal 15 ottobre a Economia e dalla scorsa settimana a Scienze Politiche. Nella prima, data l'”indisponibilità” di metà dei ricercatori, “i problemi – spiega Calogero Massimo Cammalleri, professore associato di Diritto del lavoro – si inizieranno ad avere con il secondo e il terzo ciclo, in cui alcuni corsi probabilmente non partiranno”; a Scienze Politiche i due terzi dei ricercatori hanno aderito alle proteste, che nel secondo semestre potrebbero decretare lo stop di circa la metà degli insegnamenti.

A Scienze della Formazione sono 100 le adesioni alle proteste tra ricercatori, professori associati e ordinari sui 146 membri del personale docente a disposizione.

Ad Architettura sono 37 su 48 i ricercatori che si sono rifiutati di ricoprire incarichi aggiuntivi, che però non hanno inciso sull’inizo delle lezioni.
Per la facoltà di Agraria il caso ha voluto che la maggior parte degli insegnamenti scoperti fossero programmati per il secondo semestre. “Per questa prima fase solo sei insegnamenti sono ancora rimasti in sospeso” rassicura la ricercatrice Gabriella Lo Verde. Ma l'”indispobilità” di 39 ricercatori su 42, potrebbe complicare le cose nella seconda parte dell’anno, dove ancora risultano scoperti più di 50 tra moduli e insegnamenti.

E se Fisica e Matematica si sono avviati senza difficoltà, Informatica ha ancora un paio di materie scoperte, mentre per gli altri corsi la situazione non è era ancora chiara fino a qualche giorno fa. “A Biologia – ha aggiunto Antonio Caramazza – per il primo anno non sono ancora attivi i corsi di Matematica e Chimica, mentre per il secondo anno ancora è vuota la cattedra di chimico-fisica. Anche per gli altri corsi di laurea di Scienze, però, sarebbero previsti questi insegnamenti. Ma i bandi per assegnarli – conclude – sono ancora deserti”.

Diversa è invece la situazione a Giurisprudenza. Partite il 15 ottobre, le lezioni si stanno svolgendo con regolarità. Il professore Fulvio Vassallo Paleologo spiega che “I problemi arriveranno per l’anno accademico 2011/2012 quando in facoltà si toccherà il picco dei pensionamenti”. Per adesso gli ostacoli sono altri. Giurisprudenza quest’anno conta 2270 iscritti. “Questo  – afferma il professor Paleologo – è dato dalle buone prospettive occupazionali e dalla sicurezza che qui i corsi sarebbero partiti. Ma si arriva anche a 600 presenze per cattedra”.


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