Un uomo gravemente malato e dissociato dalla realtà. Che non sa neppure il perché si trovi in carcere. Il Bernardo Provenzano descritto dal suo legale, l’avvocato Rosalba Di Gregorio, è lontano anni luce dal sanguinario padrino che è stato. Una situazione riferitagli dai figli del boss, che lo hanno incontrato a colloquio nel carcere di Parma, e che il penalista dice di avere potuto constatare leggendo le lettere del suo assistito. Le condizioni di salute dell’uomo che ha ereditato lo scettro di cap di Cosa nostra da Totò Riina tonare a fare discutere. Lo spunto è l’intervista rilasciata a Klauscondicio dal suo difensore. “Gli ho chiesto di spedirmi il diario clinico ma dalla sua risposta emerge l’incapacità di comprendere il significato delle parole – racconta il penalista a Livesicilia-. In un recente colloquio si è presentato ai figli vestito con abiti invernali. Non si cambia. E convinto che debba pagare per avere dei vestiti nuovi. Unghia e capelli lunghi. Dimagrito di due taglie”.
Nei mesi scorsi la quarta sezione della Corte d’appello di Palermo ha disposto il trasferimento di Provenzano da Novara a Parma. I giudici hanno accolto la richiesta del procuratore generale Carmelo Carrara, ritenendo che per le sue condizioni di salute il capomafia abbia bisogno di una struttura adeguata dal punto di vista clinico e nelle cui vicinanze ci sia un reparto ospedaliero per i detenuti. “Provenzano si trova ancora in carcere, che è solo attiguo al centro clinico”, aggiunge il legale. Provenzano rischia di morire in carcere. Gli esami diagnostici hanno evidenziato delle lacune cerebrali dovute a un’ischemia. I sintomi, tremori e movimenti rallentati, sono quelli tipici di una sindrome parkinsoniana. Una patologia neurologia che si è sommata a quella oncologica. “Gli è stato diagnosticato un tumore retroviscerale. Una recrudescenza del cancro alla prostata – spiega la Di Gregorio -. Secondo l’oncologo, l’aumento dell’ormone prostatico non va sottovalutato. Dalla perizie a oggi è passato più di un anno e la situazione non può che essere peggiorata. Le sue condizioni neurologiche, però, impediscono l’intervento con la chemioterapia”. Il legale non può presentare un’istanza di scarcerazione visto che nei processi in corso a Palermo Provenzano viene giudicato a piede libero. L’unica strada percorribile è presentare un’istanza di scarcerazione al tribunale di Sorveglianza di Bologna. Serve però una perizia medica di parte. “I familiari del mio assistito mi riferiscono – conclude Rosalba Di Gregorio – che nonostante il loro impegno sono riusciti a trovare un medico disponibile per una visita privata a Provenzano”.