PALERMO – Uno scontro aperto, a tratti inedito, tra Palazzo delle Aquile e la Sovrintendenza dei Beni culturali di Palermo che ruota intorno alla pubblicità, ovvero intorno a un giro di affari da milioni di euro. Il caso scaturisce da una lettera recapitata a piazza Pretoria con cui la sovrintendente Marilena Volpes ha sollecitato l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando ad approvare il piano degli impianti che dovrebbe regolare la pubblicità in città, tra cui anche quella sui monumenti storici. Una mossa che dalle parti di piazza Pretoria non hanno gradito, specie dopo quanto successo per il cartellone sulla Cattedrale.
“Abbiamo sollecitato al Comune di approvare il piano degli impianti, senza cui non possiamo pubblicare il bando per Porta Nuova che va messa in sicurezza entro gennaio – spiega la Volpes a Livesicilia -. Noi non abbiamo fondi per i lavori e dobbiamo chiederli ai privati, sempre che non siano scappati dopo la vicenda della Cattedrale. Senza quel regolamento non possiamo procedere con i bandi, perché sorgeranno sempre equivoci, problemi e anche rischi di denunce. Una cosa però la vorremmo capire: se è abusivo il cartellone alla Cattedrale perché manca il regolamento, allora tutta la pubblicità della città è abusiva e va tolta. Sono convinta che il sindaco solleciterà i suoi uffici”.
Una querelle che nasce, quindi, proprio dal caso della Cattedrale. Tutti ricordano il clamore suscitato dalla comparsa, sul portico di uno dei monumenti più rappresentativi della città, di un poster gigante che promuoveva una nota compagnia telefonica. E la cosa aveva provocato la rabbia del primo cittadino, Leoluca Orlando, che aveva ordinato immediate indagini interne. Ma tutto risultava regolare: era il frutto di un accordo tra una concessionaria pubblicitaria, la Vat srl, e la Curia per il restauro del portico della Cattedrale, che andava finanziato anche con quell’affissione. Operazione che aveva ricevuto persino il benestare della Sovrintendenza, intenzionata a portare avanti una operazione simile anche per Porta Nuova: in tempi di magra, con i fondi pubblici sempre più ridotti all’osso, meglio una pubblicità che finanzi i restauri che avere beni monumentali a pezzi.
Ragionamento non condiviso da piazza Pretoria, allora ancora alle prese con la candidatura a capitale europea della cultura, che però si ritrovava con le armi spuntate: il Suap aveva autorizzato l’affissione sulla base di un regolamento vecchissimo che non vietava nulla del genere. Ma nelle settimane successive, specie quando la concessionaria ha chiesto l’estensione dell’autorizzazione, peraltro prevista, il Comune ha opposto un netto rifiuto: l’Avvocatura comunale aveva infatti fornito un parere tranciante con cui bloccava tutte le autorizzazioni. Per farla breve, siccome non c’era un piano per la pubblicità, era meglio non autorizzare nuove installazioni e anche quelle date in precedenza erano a rischio. E, nonostante il ricorso al Tar della concessionaria, tutto è rimasto immutato visto che i giudici amministrativi hanno respinto la richiesta di sospensiva. Inoltre, il poster sulla Cattedrale risultava più grande del 30 per cento della superficie totale del telo e non raffigurava il monumento: cose che invece, secondo il Comune, erano necessarie.
“Si sa che c’è una situazione di fatto venutasi a consolidare negli anni – dice l’assessore alle Attività produttive, Marco Di Marco – in passato era stata addirittura fatta un’indagine con gli stessi operatori del settore. Non essendoci il regolamento e il piano per le affissioni non si può aggiungere nuova pubblicità, si può solo togliere. L’attività della Sovrintendenza è intempestiva”.
Ma quella sulla pubblicità è una querelle che coinvolge anche altri soggetti. “Un terzo della pubblicità a Palermo è abusiva, fuori legge – denuncia Giuseppe Todaro di Confindustria Palermo – e a questa grossissima fetta di impianti e spazi pubblicitari non autorizzati corrisponde una evasione di tributi di svariati milioni di euro ogni anno”. Gli industriali, nei giorni scorsi, hanno incontrato l’assessore Di Marco e le altre associazioni di categoria proprio per fare il punto sul tema. “Senza regole il settore soffre – fa notare Todaro – negli ultimi quattro anni è stata registrata una flessione del 40 per cento. Siamo alla paralisi perché non vengono rilasciate nuove autorizzazioni per impianti pubblicitari. La causa di tutto ciò è la mancanza di regole, il caos normativo in attesa del piano regolatore della pubblicità. E’ oltremodo urgente che il consiglio comunale vari la programmazione generale degli spazi pubblicitari”.
In realtà una bozza di regolamento esiste praticamente da anni, anzi per dirla con la nota del sindaco Orlando, “dai tempi della lira”, ma non è mai andata in porto per veti incrociati e interessi trasversali (bozza redatta peraltro con l’ausilio ben pagato di consulenti esterni). Il Suap ha ripreso in mano la pratica e messo a punto la nuova bozza che a breve dovrebbe essere pronta, anche se si sta lavorando ancora sulle norme transitorie che potrebbero dar luogo a non poche contestazioni. “A fronte di questa situazione, abbiamo avviato una verifica a tappeto degli impianti e della loro regolarità – dicono Orlando e Di Marco – controlli che sono tutt’ora in corso. Abbiamo rimesso in moto il percorso amministrativo per l’approvazione da parte del Consiglio comunale di un Regolamento di settore. La proposta di questo Regolamento è stata discussa nei giorni scorsi con i rappresentanti di categoria e gli Uffici stanno adesso lavorando per definire le norme transitorie che riguardano, appunto, la gestione degli impianti già autorizzati, fino a quando non sarà pienamente operativo il nuovo regolamento. Il piano a cui stiamo lavorando e che sottoporremo all’analisi del Consiglio comunale prevede una distribuzione armonica degli impianti in città in base all’incidenza commerciale, al numero dei residenti, e, ovviamente, all’impatto paesaggistico che non può e non potrà essere in conflitto con altre normative e nemmeno con la vocazione artistica, culturale e turistica della città”. Insomma, le pubblicità sui monumenti potrebbero essere vietate (con buona pace della Sovrintendenza), ma tra gli intendimenti del Comune c’è anche di mettere a reddito tutti gli spazi possibili con gare pubbliche, mandando in soffitta gli affidamenti diretti.