Madre italiana e cristiano-cattolica, padre egiziano e musulmano, Omar Hassan è cresciuto in mezzo a due culture differenti che lo hanno predisposto al confronto, alla tolleranza e al nuovo. Non c’è habitat più adatto di Palazzo Reale, fabbrica di idee sin dai tempi di Federico II, al cui interno è custodita la meravigliosa Cappella Palatina, simbolo per antonomasia dell’integrazione tra culture.
Il concetto e l’azione sono alla base di ogni suo gesto artistico. Ossessionato dal tempo, Omar Hassan pone alla base della sua ricerca gesti pittorici di sintesi in grado di tracciarlo, incantato dai grandi maestri come Fontana, Pollock e Manzoni, che proprio nell’energia dei gesti artistici racchiudono una nuova filosofia o concetto.
Gli ambiti di espressione di Omar Hassan divengono veri e propri “temi” contraddistinti da sperimentalismo sul colore e sul gesto: il pugno nella serie Breaking Through, che lo ha reso celebre nel mondo come artista-boxeur, lo spray delle bombolette nelle serie Injections e Lights.
Il cammino artistico di Omar Hassan, 36 anni, è in continua evoluzione: dopo aver esposto a Miami e New York, passando per Londra, Berlino e Milano,approda a Palermo con PUNCTUM, la mostra ideata e concepita con la Fondazione Federico II, che si terrà dal 24 marzo all’1 ottobre a Palazzo Reale.
PUNCTUM è l’energia vitale dell’artista che rende unica ogni opera d’arte. Una mostra che esploralospazio interstiziale tra classicità e contemporaneità, connettendo passato e futuro. Un omaggio al “valore del singolo come parte di un insieme sereno e armonico”. In questa direzione si pone la “Mappa di Palermo”, opera realizzata ad hoc dall’artista, composta da migliaia di “singoli”: si tratta di 8928 tappini di bombolette, dipinti a mano uno ad uno. Con un approccio antigerarchico, Omar Hassan ha sviluppato un’attenzione particolare per il tema dei luoghi, da intendere come veri e propri centri di aggregazione e condivisione.
“Attraverso un dialogo tra la complessità dei luoghi e l’opera d’arte, – afferma Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II – proponiamo una nuova narrazione e accogliamo uno dei testimoni dell’arte del nostro tempo. Una precisa volontà culturale che la Fondazione Federico II vuole sostenere per avviare un dialogo tra uno spazio della memoria e l’arte contemporanea, ma anche per promuovere le opere di un artista impegnato in una produzione contraddistinta da una forte energia, vitalità e azione, capace di accogliere anche la tradizione dell’arte classica, per rileggerla, ed offrire una rimodulazione”.
“PUNCTUM a Palazzo Reale – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II- vuole essere lo sguardo dell’arte in cammino. L’ulteriore nutrimento di quell’energia che rende l’artista come la vita stessa. La mostra nasce da un dialogo autentico tra Omar e la Fondazione Federico II che ancora una volta rifiuta le mostre pre-confezionate. Omar Hassan è un esempio di tolleranza e rappresentazione d’arte nel vero senso della parola e in quanto tale si integra perfettamente con l’anima di questo palazzo, laboratorio ben riuscito della storia, creando una connessione tra passato e futuro”.
“Palermo” è una delle sette opere “site-specific” realizzate da Omar Hassan per PUNCTUM: tra queste “Pax”, una scultura che raffigura una coraggiosa reinterpretazione della Nike di Samotracia, generatrice di pace.
Nato e cresciuto nella periferia di Milano, lui stesso ricorda che riuscì ad alzarsi da una di quelle panchine dove altri potenziali talenti restavano inespressi generando solo “sogni seduti”. Ma “a casa mia non portare risultati equivaleva ad essere fallito”, rivela Omar in un dialogo esclusivo con la Fondazione Federico II contenuto nel catalogo della mostra. Com’è noto, agli interessi artistici Omar ha affiancato per anni la disciplina della boxe, sport che tuttavia è stato costretto ad abbandonare per motivi di salute. In mostra anche due opere della serie “Breaking Through”, legata alla sintesi del gesto, dove il pugno si carica di tutte le valenze di una disciplina in un solo segno: “I’m not punching to destroy, I’m creating“. Questo fluire di arte e vita transita con esiti originali e a più livelli nella sua produzione che accoglie una spiccata componente autobiografica, dalle scelte contenutistiche delle opere alla tecnica via via elaborata.
Omar Hassan usa il colore per catturare l’attenzione del fruitore, ma è dietro il colore che si nasconde il vero senso dell’opera. L’uso della tela è in perfetta in sintonia col fenomeno della crisi della pittura da cavalletto. La stratificazione lessicale e il superamento delle gerarchie tra pittura e scultura rappresentano, inoltre, la cifra stilistica della sua produzione, ben radicata nell’arte antica e nella tradizione storico-artistica ma protesa al futuro e alla ricerca del nuovo. Omar Hassan ama esplorare, in una ben ponderata disomogeneità, i linguaggi artistici della site specificity dell’installazione, della pittura e della scultura, spesso in dialogo tra loro per rimandi pregni di senso. Sala Duca di Montalto, all’interno di Palazzo Reale, è in fase di allestimento, pronta a confrontarsi “dal vivo” con l’energia artistica di Omar Hassan (e viceversa).