Punto nascite, i sindaci all’Asp: | “Dateci un cronoprogramma” - Live Sicilia

Punto nascite, i sindaci all’Asp: | “Dateci un cronoprogramma”

Il sindaco brontese, Calanna, ha chiamato a raccolta i colleghi del comprensorio per chiedere a gran voce che l’Asp di Catania fornisca un cronoprogramma in cui metta nero su bianco “chi dovrà fare cosa, in che tempi soprattutto e chi dovrà mettere le risorse finanziarie necessarie, considerato che parliamo di parecchi milioni di euro”.

BRONTE. Una piazza Spedalieri nemmeno troppo piena ha accolto stamattina quella che più volte il sindaco di Bronte, Graziano Calanna, ha precisato essere “non una manifestazione contro qualcuno ma una manifestazione per qualcosa”. A 30 giorni dalla concessione della deroga condizionata alla chiusura del Punto nascite dell’ospedale Castiglione Prestianni e a 60 dalla sua scadenza, il primo cittadino ha chiamato a raccolta i colleghi di tutto il comprensorio e la cittadinanza per chiedere a gran voce che l’Asp di Catania fornisca un cronoprogramma in cui metta nero su bianco “chi dovrà fare cosa, in che tempi soprattutto e chi dovrà mettere le risorse finanziarie necessarie, considerato che parliamo di parecchi milioni di euro”.

Il 31 dicembre scorso è arrivata infatti la deroga con cui il Ministero della Salute ha salvato il Punto nascite dalla chiusura, a condizione però che entro i successivi 90 giorni si procedesse a necessari adeguamenti tecnologici, strutturali e delle risorse umane. Trascorso un mese da quel giorno, ecco che con una nota datata 29 gennaio è lo stesso direttore generale dell’Asp 3, Giuseppe Giammanco, ad annunciare come il primo obiettivo, quello relativo alle risorse, sia stato conseguito, vista la pubblicazione del bando per il reperimento delle figure professionali da destinare al Punto nascite di Bronte. Traguardo che però non rassicura il sindaco Calanna, il cui timore risiede nell’effettiva capacità, nei restanti 60 giorni, “di ottenere quella rifunzionalizzazione di tutto il Punto nascite”. “Una volta che il bando sarà scaduto – aggiunge – siamo certi che entro il 31 marzo ci sarà stato il trasferimento o l’assunzione del personale che serve? Siamo certi che le procedure pubbliche siano così celeri? Io qualche dubbio ce l’ho”.

A questi interrogativi si aggiunge anche la questione adeguamenti strutturali e tecnologici. Se è vero infatti, come precisato dal primo cittadino, che i 90 giorni sono perentori solo per il reclutamento delle risorse umane, dall’altro lato è anche vero che entro questo termine anche per i restanti adeguamenti“si inizino le procedure necessarie per l’espletamento di tutte le gare, gli appalti. Insomma tutto ciò che serve”. E proprio in riferimento all’annosa questione dei lavori strutturali, aggiunge, “abbiamo una vicenda che dura dal 2007. Si può ragionevolmente dubitare che in 60 giorni si avviino procedure che non si è stati in grado di avviare in otto anni. Ma noi – precisa però – non siamo qui con la cultura del sospetto e dell’inquisizione, noi siamo qui per avere chiarezza”.

Alla preoccupazione che i 90 giorni trascorrano senza raggiungere tutti gli obiettivi richiesti dal Ministero, si aggiunge il timore che l’eventuale soppressione del Punto nascite possa innescare un effetto domino che porterebbe al progressivo depauperamento di tutta la struttura ospedaliera fino alla sua chiusura. Una prospettiva condivisa anche dai sindaci di Maletto, Maniace, Randazzo, Roccella Valdemone, San Teodoro e Cesarò, che sul palco hanno voluto ciascuno fare sentire la propria voce insieme ai deputati Francesco Cappello e Alfio Papale. Duri contro una politica sorda nelle alte sfere e assente oggi in piazza, Salvatore Agliozzo, sindaco di San Teodoro, e il collega Salvatore Calì, della vicina Cesarò, i quali sono stati concordi nel dire che manifestazioni simili possono “dare degli input, però non bastano. Bisogna intraprendere qualcosa di più forte”. Andare direttamente a Palermo e magari, nelle parole di Calì, “invitare Crocetta. Gli farò fare il viaggio Cesarò-Bronte”, aggiunge, per mettergli di fronte le difficoltà orografiche della zona e fargli capire se è giusto o meno chiudere i presidi del territorio.

Negativa anche la visione dell’ex primo cittadino di Bronte, Pino Firrarello, che nel suo intervento ha messo in guardia chi pensa che la soluzione del Punto nascite sia la soluzione dei problemi che riguardano l’ospedale, perché “la tendenza nazionale ed europea – ha precisato – è quella di restringere gli ambiti degli ospedali. E allora deve esserci una vigilanza continua”. “Deputati che verranno a perdere qualche ora per risolvere un problema non ne troveremo” ha aggiunto, “i problemi pensiamo a risolverceli noi con le divisioni che ci sono, con le incomprensioni che ci possono essere ma con un unico fine che deve essere quello di salvaguardare le cose di cui noi siamo ancora in possesso”.

E proprio oggi, ha annunciato Calanna, “nasce un osservatorio permanente fatto da tutti i sindaci e da tutte le comunità”, perché in questa situazione, ha precisato, “i sindaci non hanno un potere di intervento diretto, hanno il ruolo di guardiani e questo ruolo di guardiani intendiamo esercitarlo nel migliore dei modi, non in maniera aggressiva ma in maniera sicuramente vigile”. Anche il Comitato “Uniti per la difesa dell’ospedale Castiglione Prestianni di Bronte, del punto nascite e per la tutela del diritto alla Salute”, nato nel 2012 e presieduto oggi da Biagio Venia, ha espresso la sua volontà di estendere i propri confini, così da trasformarsi in un comitato non più solo cittadino ma territoriale.

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