Expo, il cerchio magico | rischia di diventare clan - Live Sicilia

Expo, il cerchio magico | rischia di diventare clan

Il presidente della Regione indica il consulente Sami Ben Abdelaali come coordinatore delle iniziative siciliane in vista dell'evento. Poi torna sui suoi passi. Ma gli assessori esautorati minacciano atti estremi, cioè le dimissioni. E non è il primo caso in cui i "fedelissimi" del governatore invadono il campo dell'esecutivo o gestiscono affari delicatissimi.

Il governo parallelo
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PALERMO – C’è una Regione dentro la Regione. Un piccolo villaggio, tende piantate da un po’, tra le mura antiche di Palazzo d’Orleans. Come fosse lo stand della Sicilia, un padiglione piazzato nel bel mezzo del bailamme dell’Expo. Del ruolo dell’Isola alla mega esposizione si occuperà Sami Ben Abdelaali. Il consulente del governatore. Pezzo costante ed esotico del “cerchio magico” di Rosario Crocetta. Una sorta di giunta parallela che sta scontentando la giunta “ufficiale”. Gli assessori esautorati non gradiscono. E presto potrebbe scoppiare qualche nuova grana per il presidente: qualcuno dei componenti del suo esecutivo sta pensando a soluzioni estreme, se non verrà limitata l’invasività del consulente. Estreme. Perché già qualcuno di loro è all’estremità dalla giunta, pare. Un passo più in là e si è fuori.

Una lettera aveva fatto esplodere il caso. Una mail, inviata agli assessori che si occupano direttamente della gestione dell’Expo: Nino Caleca all’Agricoltura, Linda Vancheri alle Attività produttive e pare anche a Lucia Borsellino. Una mail che conteneva una indicazione chiara: l’esperto del presidente, Sami Ben Abdelaali avrebbe avuto il compito di coordinare tutte le attività inerenti la partecipazione della Regione all’Expo. Agli assessori il compito di raccordarsi con lui. Apriti cielo.

La mail non è stata gradita affatto. L’effetto sarebbe stato quello di una chiara delegittimazione, dell’esautorazione dei componenti della giunta di Crocetta. E avrebbe lasciato aperta la strada all’influenza ingombrante e invasiva del solito cerchio magico. Un cerchio che però adesso sembra sfuggire persino dalle mani del presidente. Un hula hoop impazzito. Gli assessori non hanno gradito. Hanno ventilato “soluzioni estreme”. E il governatore è stato costretto alla solita “smorzata”. Al passetto indietro.

“Il coordinamento dell’Expo – ha detto Crocetta – è dell’assessore Lina Vancheri, che ha seguito bene tale attività. È ovvio che come gli assessori in quanto cariche politiche e non gestionali, affidano a burocrati, funzionari, consulenti, dirigenti l’espletamento di tale attività, mi pare abbastanza normale che anche la Presidenza si avvalga di un proprio staff per seguire l’attuazione del programma. Il dottor Sami Ben Abdelaali, dunque, che è italianissimo e si è occupato da sempre di internazionalizzazione, non è dunque una sorta di commissario dell’Expo, ma il tecnico della presidenza della Regione che segue per il presidente tale attività così come avviene negli assessorati. Creare contrapposizioni tra organi politici di gestione e organismi tecnici, non sta assolutamente in piedi”. E invece la contrapposizione c’è stata. E non è nemmeno la prima.

Perché Crocetta ci prova un po’ dovunque. Soprattutto dove l’affare è delicato. Dove, insomma, girano anche interessi economici non da poco. Il governatore vuole un “suo” fedelissimo. Esterni, nella maggior parte dei casi, chiamati dal governatore negli stessi minuti in cui racconta la solita storia dei “troppi dipendenti regionali, ereditati dal passato”. Eppure, al presidente ne servono sempre altri. Alla faccia degli assessori che lui stesso ha scelto. È stato il caso, ad esempio, del fantomatico “Patto dei sindaci”. Nelle parole del presidente, il progetto di utilizzo delle energie alternative avrebbe portato in Sicilia la fantasmagorica cifra di cinque miliardi di euro. Ora, tralasciando il fatto che quella cifra, al momento, ha la stessa affidabilità di quelle enunciate dal presidente della Regione in riferimento al suo stipendio, torna anche nella vicenda del Patto dei sindaci un fedelissimo del governatore: Antonello Pezzini era stato vicino a Crocetta già a Bruxelles. E’ stato piazzato lui, a capo di una cabina di regia, al fianco o al di sopra dell’assessore allora competente: Nicolò Marino. E lo scontro tra i fedelissimi del governatore e il componente della giunta non tardò: Pezzini sbattè la porta e andò via (per poi rientrare, in tempi più recenti), mentre Marino attaccò il consulente: “Non ha presentato nemmeno una relazione sul Patto dei sindaci”.

E dall’Energia ai rifiuti il passo è breve. A Crocetta piace fare da solo. Tramite i suoi fedelissimi. E così, per mesi è andata avanti la gestione emergenziale delle discariche affidata a un altro sorprendente fedelissimo: quel Marco Lupo, dirigente esterno storicamente vicino alla berlusconiana Stefania Prestigiacomo. Ma quel dirigente al governatore, al di là dei “colori”, piace. Solo che il governo centrale ha dapprima messo fine allo stato di emergenza. E poi si è rifiutato di riattivarlo. Anche in questo caso, il rischio era quello di limitare i compiti e i poteri di un assessore come Vania Contrafatto. Voluta e tutelata, in questo caso, dai renziani. Per il momento il cerchio resta fuori dai rifiuti. Ma Lupo potrebbe comunque tornare. Il cerchio magico è magico proprio per questo. Se un fedelissimo è davvero un fedelissimo, torna buono un po’ per tutto. Per la nomina a dirigente generale all’ambiente, ad esempio. O addirittura per l’incarico di direttore generale dell’azienda Seus-118. Da lì in passato si era dimesso Giulio Guagliano, in polemica con l’allora dirigente – poi dimissionario – Angelo Aliquò. Anche in questo caso, il cerchio magico (Guagliano ne è un componente a tutti gli effetti) che un deputato del Pd come Giuseppe Digiacomo non esitò a ribattezzare “la cricca”, aveva provato a mettere i bastoni tra le ruote a quella che era una scelta dell’assessore competente, Lucia Borsellino. Ma poco male. Per il capo di gabinetto di Crocetta ecco ruoli-chiave in un’azienda importante come la Resais e soprattutto alla Provincia di Caltanissetta: “Così è chiaro – disse Crocetta con grande candore – che quel commissario rappresenta me, nella mia provincia”. Una promanazione. Quasi un rapporto familiare. Un clan. Che poi la famiglia un po’ alla Regione entra sempre. Come nel caso della strana posizione del segretario generale Patrizia Monterosso e del marito Claudio Alongi. La prima al vertice della burocrazia regionale, il secondo a capo dell’ente che si occupa dei contratti della burocrazia regionale. Come a dire: le vertenze dei regionali potrebbero essere tranquillamente discusse nella cucina di casa Alongi. Dove arriva anche qualche euro per le consulenze del professionista a Sicilia e-Servizi. Anche lì, valgono le leggi del cerchio e del clan: Antonio Ingroia va bene per qualsiasi cosa. Del resto, la matrice “antimafia” è trasversale e può essere coniugata con le varie desinenze del potere. Dalla società di riscossione (non a caso lì arriverà un altro dei fedelissimi del presidente, il mancato assessore Antonio Fiumefreddo) a quella dell’informatica, passando per la Provincia di Trapani. Non cambia nulla. È tutto all’insegna della legalità. Poco male, poi, se in qualche caso il presidente chiude un occhio. Come nella vicenda che coinvolse all’ospedale Villa Sofia l’amico manager Giacomo Sampieri. Dubbi e ombre sulla gestione dell’azienda. E la richiesta da parte dei parlamentari (compresi quelli del partito di Crocetta) di “far fuori” il direttore generale. Il governatore, invece, spinse Sampieri a una onorevole “resa”. Alle dimissioni prima che gli venisse revocato l’incarico. Una mossa non solo “estetica”, ma anche di sostanza. Visto che in questo modo il manager potrà tornare (non sarebbe stato così in caso di “licenziamento”) per nuovi incarichi. E il governatore ci ha in effetti provato subito: cercando di farlo nominare proprio alla Seus. Tentativo, per il momento fallito. Come fallì il tentativo più ambizioso. Quello di introdurre nel cerchio magico una ulteriore componente antimafia. Quel Tano Grasso che avrebbe dovuto sovrintendere a tutti gli assessorati per ciò che concerne la gestione di appalti e affidamenti. In quel caso non se ne fece più nulla. Il cerchio magico era già troppo stretto. E affollato. Stava già diventando un clan.


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