Qualcuno era di sinistra | Il 25 aprile del Pd catanese - Live Sicilia

Qualcuno era di sinistra | Il 25 aprile del Pd catanese

Da una parte la base, dall'altra i vertici: tra i democratici cos'è rimasto di sinistra alle falde dell'Etna?

CATANIA. C’è sempre uno più puro che ti epura. La lezione di Pietro Nenni fa scuola anche a Catania. Così dopo le polemiche infuocate con il deputato regionale Nicola D’Agostino sul valore del 25 aprile, la vecchia guardia del Pd scende in piazza. Ad attenderla però ci sono il classico contro corteo dei centri sociali e soprattutto i banchetti dell’Anpi con le raccolte firme per abrogare l’Italicum. Basta leggere la piattaforma della manifestazione per scovare una serie di evidenti contraddizioni e capire che ci sono grane in vista per i dem. “L’Anpi provinciale di Catania ribadisce la necessità di affermare i valori della Resistenza e della Costituzione democratica, in un momento in cui questi sono gravemente minacciati”, si legge. “L’Anpi esprime la netta e ferma condanna di ogni tentativo di stravolgere la Costituzione, nata dal sangue e dal sacrificio dei partigiani e di tutte le forze democratiche ed antifasciste, attuato con il progetto della riforma del Senato che, se realizzato, si tradurrebbe in una grave limitazione del principio di sovranità e di rappresentanza popolare”.

Una piattaforma contraddittoria per i democratici che a ottobre vivranno un periodo delicato e fondamentale: il referendum sulle riforme costituzionali. Un momento decisivo per sondare l’indice di gradimento del governo e per lanciare la volata alle politiche che vedrà i democratici farsi in quattro per dimostrare la loro assoluta lealtà nei confronti del premier e contendersi un posto blindato nelle liste di partito. Un problema che inizia a porsi sia il deputato Giovanni Burtone, fedelissimo della madrina della riforma, Maria Elena Boschi, sia il collega Giuseppe Berretta, “giovane turco”, che rivendica la bontà delle iniziative di governo. Più complicata la partita in casa Demosì. La formula “di lotta e di governo” valida sul territorio attraverso il sindacato potrebbe venire messa in crisi. La deputa Luisa Albanella ha votato molti provvedimenti del governo per nulla amati dalla base sindacale, Jobs Act in testa, e in ogni caso i rumors danno per buono un tentativo di giocare un’altra carta alle prossime politiche: Concetta Raia o Angelo Villari. Già lo scorso anno, durante le celebrazioni del 25 aprile, la presidentessa dell’Anpi non fu tenera con i deputati presenti. Quest’anno le dure prese di posizione contro D’Agostino, suggellate da un odg in direzione provinciale, supportate dall’associazione nazionale partigiani potrebbero sciogliersi come neve al sole davanti alle critiche della piazza. Il Pd insomma brandisce la clava della purezza ideologica per salvare il fortino dall’assalto dei campioni delle preferenze. Che dietro le polemiche con D’Agostino ci siano anche ragioni di posizionamento politico è probabile. Del resto il numero dei folgorati sulla via di Renzi cresce di mese in mese e più persone salgono sul così detto carro del vincitore, meno posti in lista restano alla vecchia guardia. Le grandi manovre delle new entry Sammartino e Sudano lo dimostrano e in tanti non dormono sonni tranquilli. Chissà se il duo metterà piede al corteo, chissà se quest’anno lo farà anche il sindaco Enzo Bianco.

Di certo in piazza ci sarà la base, grande assente nella vita del partito che ha impiegato più di un anno per convocare una direzione provinciale. I presenti raccontano di una riunione all’insegna della calma piatta di facciata, di un passa parola nei corridoi, dove febbrilmente si consumavano le solite guerre intestine in vista delle amministrative. Insomma, un partito molto impegnato in beghe interne e poco impensierito dalla sfida sulle idee da parte di una sinistra radicale che non riesce a decollare nemmeno davanti alla mutazione genetica di quello che rimane comunque il più grande partito progressista del Paese. Partito della nazione, permettendo.


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