Perchè oggi abbiamo deciso di dedicare un ampio spazio allo Zen? Perchè pensiamo che le emergenze non durino soltanto il tempo di un titolo di giornale, di un’agenzia, o di uno scatto fotografico. Tra poco non si parlerà più dell’aggressione a don Pertini. Le luci di scena si abbasseranno fino a spegnersi. I quotidiani parleranno d’altro. Fino al prossimo atto di vandalismo alla scuola “Falcone”. Allora, i cronisti torneranno come segugi tra le macerie e le siringhe di via Rocky Marciano. E, nell’interregno tra una notizia e l’altra, la gente di quel ghetto metropolitano continuerà a soffrire in silenzio, ostaggio prima dell’omertà e poi di una intermittente esposizione pubblica, dal vago sentore zoologico che non serve a nessuno se non al guardonismo di una città distratta. Noi amiamo lo Zen. Perché siamo andati lì tante volte e conosciamo il cuore bianco e il cuore nero della sua gente. Ma anche nella porzione di cuore di tenebra, ci sono domande che forse andrebbero ascoltate. Qualcuno avrà mai il coraggio di farlo?
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