Gli screening da effettuare, le regole da seguire, e il tempo, poco, prima del suono della prima campanella dell’anno. Sono questi i nodi da sciogliere a qualche giorno dal rientro a scuola degli studenti siciliani mentre, allo stato attuale, il dato indicativo sulla popolazione in età scolastica positiva al Covid è di quasi un positivo su due.
Dopo l’annuncio del rinvio a giorno 13 del primo giorno di scuola post vacanze natalizie, le strutture commissariali stanno elaborando le prossime mosse. A Palermo il commissario Renato Costa è prudente: “Elaboreremo i prossimi passi di comune accordo con l’assessorato all’Istruzione”. A Catania, invece, il commissario Giuseppe Liberti ha lo scenario più chiaro: “Al momento circa il 40 per cento dei positivi registrati è in età scolastica. Lo screening di massa sarebbe opportuno ma in tre o quattro giorni, farlo è impossibile”. Il responsabile della struttura commissariale catanese non nasconde le richieste da parte dei primi cittadini della provincia etnea di realizzare screening in tutti e 58 i Comuni dell’area metropolitana. “Realizzarli – spiega però – richiederebbe almeno 10 giorni o un numero maggiore di personale impiegato”.
Il rinvio di qualche giorno servirà quindi ma probabilmente non basterà per realizzare quanto richiesto dai primi cittadini di tutta l’Isola. Intanto però qualcosa si può fare. L’invito da parte dell’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla, al termine di una lunga riunione con i rappresentanti del mondo della scuola, è quello di utilizzare “proficuamente” il tempo a disposizione. L’esponente del governo Musumeci, in una missiva chiede ai dirigenti scolastici di “promuovere più stretti raccordi operativi con le Asp” competenti per riuscire a “intensificare le operazioni di copertura vaccinale (anche della fascia 5-11 anni) e di monitoraggio della popolazione scolastica (studenti e operatori).
La mediazione del governo regionale
La posizione del governo regionale sul rientro a scuola, d’altronde è stata dichiaratamente di mediazione. “Abbiamo adottato – ha spiegato in una nota il presidente della Regione Nello Musumeci – la soluzione più ragionevole, giuridicamente compatibile, che tiene conto della decisione di tutti: quella di utilizzare i nostri poteri di autonomia primaria sul calendario scolastico consentendo uno slittamento dell’apertura delle scuole di alcuni giorni, fino ad un massimo di cinque. Questo lasso di tempo ci permette di cogliere lo stato di andamento della pandemia e consente alle scuole e al sistema sanitario di prepararsi a realizzare gli obiettivi condivisibili posti dal governo centrale”.
Il governatore già nei giorni precedenti non si era mostrato indifferente al problema e per fare voce alle istanze dei territori ha scritto a Palazzo Chigi per chiedere all’esecutivo guidato da Mario Draghi di rivedere le previsioni sul rientro a scuola. Il problema in tal senso rimane il responsabile del dicastero all’Istruzione Patrizio Bianchi ha tirato dritto: “Nessuno nega, che in queste settimane, ci sia stata una ripresa dei contagi, legati anche alle festività. Ma – ha aggiunto – il governo approvato, con forza di legge, misure a tutela della scuola in presenza e in sicurezza, come era stato richiesto anche dai dirigenti. Si tratta di applicarle, tutti insieme”.
Le richieste dei sindaci
Nel frattempo i sindaci portano a casa il risultato sperato. Nel pomeriggio di ieri l’Anci Sicilia ha tenuto una nuova riunione sul tema il cui esito è stato condiviso dal presidente Leoluca Orlando. “L’ANCI – ha affermato Orlando – ritiene che il rinvio nell’apertura delle scuole debba essere utilizzato per conoscere le nuove scelte nazionali, per accogliere dati certi su tamponi e vaccini, per riattivare il pieno funzionamento delle Asp e delle Usca, per creare centri vaccinali nelle scuole e reperire le mascherine FFP2”.
“La conoscenza di dati certi sulla pandemia – ha insistito il presidente dell’associazione dei sindaci – e sull’evoluzione dei contagi è di fondamentale importanza per la concreta collaborazione tra le scuole e le strutture sanitarie anche per facilitare agli organi competenti l’attivazione di nuove strategie per limitare i contagi”. Nelle ore precedenti dall’altra parte l’esercito delle fasce tricolore isolane si era mosso in modo scomposto: alcuni avevano minacciato di chiudere le scuole mentre altri avevano disposto la Dad.
Il racconto dei presidi
I presidi intanto sono in allarme. Il rientro a scuola sarà difficile da gestire. Le previsioni infatti non sono fra le più rosee. “Noi siamo tantissimi, circa tremila – Ha spiegato a Live Sicilia Vito Pecoraro, preside dell’istituto alberghiero Pietro Piazza – ma abbiamo già quaranta ragazzi che hanno avvertito di essersi contagiati durante le feste e sette professori”. “Soltanto dal primo gennaio abbiamo avuto la segnalazione di trenta studenti positivi e circa sei docenti, sono parecchi – ha spiegato Daniela Crimi, preside del linguistico ‘Cassarà’.
Le regole da seguire
Il ministero nel frattempo ha diramato le nuove regole da seguire. Nelle scuole medie e superiori, il decreto del 5 gennaio prevede, che, con un caso solo in classe si rimarrà tutti in classe con obbligo di mascherina Ffp2.
Con due casi di positività nella stessa classe, coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale primario, che sono guariti da meno di 120 giorni, che hanno fatto la dose di richiamo, possono frequentare in presenza, in regime di autosorveglianza. In questo frattempo il decreto prevede tamponi gratuiti per gli studenti vaccinati. Tamponi che potranno essere effettuati presso le farmacie e le strutture convenzionate. I non vaccinati o i vaccinati e i guariti da più di 120 giorni, andranno in Dad. Al terzo caso scatterà la Dad per dieci giorni per tutta la classe.
Chiaramento per il ministero, in questo specifico caso le scuole sono autorizzate a prendere visione della situazione vaccinale degli studenti, senza che ciò comporti una violazione della privacy.