Potrei cominciare dalle recriminazioni per un risultato che non ha premiato il Palermo, potrei contare tutte le “bollette” che sono saltate perché il Palermo non ha vinto, potrei disegnare le facce dei tifosi sconsolati che tornavano a casa dopo la partita, ma voglio andare controcorrente e voglio scrivere di una giornata di festa che è durata una settimana e che ha coinvolto tutti quei palermitani che la sera mangiano pane e pallone, e l’indomani mattina si lavano la faccia con quel fiume di parole che narra di Miccoli, Pastore, Delio Rossi e Zamparini.
Lo stadio era pieno, canta Venditti, ma l’abbiamo cantato pure noi e diciamo pure che l’abbiamo colorato di rosa e nero come gli anni del ritorno in Serie A quando bandiere e bandierine si vendevano come zucchero, pane, pasta e pinnoline.
Famiglie intere orgogliose dei propri colori, spicchi della città e di ogni suo quartiere, coppie di amanti e fidanzati, nonni con nipoti, amici e parenti. Ieri tutti sedevano sui gradoni della Favorita – Renzo Barbera in attesa del compimento di un sogno, sul finire di una calda primavera che ci sta accompagnando ai Mondiali del Sud-Africa.
Ed a proposito dei Mondiali che dire di quell’allenatore che ha scambiato le selezioni dei giocatori da schierare con quella degli ex campioni da depennare. Così Grosso, Zambrotta, Camoranesi e Gilardino andranno ai mondiali in vacanza, mentre a Miccoli, Cassano e chissachi ci viene u ruluri ri pansa…. e forse si consoleranno con lo sconto alla cassa sui televisori!
Ma non è di questo che dobbiamo parlare, piuttosto di quelle bandiere e quelle sciarpe al vento che hanno avvolto Palermo in un abbraccio che alla fine vale più di una vittoria, più di una coppa campioni o di un incasso di chissà quanti milioni…
Zamparini non ha resistito e dopo il suo classico giro di campo è scappato chissà dove, per colpa di quell’ansia che invece ha macinato lo stomaco di chi è rimasto allo stadio o davanti la radio e la televisione.
In campo ha diretto “Rosetta” e chissà quanti hanno rimpianto un qualsiasi sfilatino o pistuloni…. Certo, questo arbitro ha giocato a “scopone scientifico” e mentre spezzettava il gioco frantumava il tempo e le nostre speranze.
Se poi pensiamo che forse il rigore era dubbio e che qualche fuorigioco non c’era proprio, allora di pane non ne mangiamo più per chi sa quanto tempo. Nè Rosetta, né toscanino e “mancu sfilatinu”.
Ogni dieci metri, sugli spalti, uno striscione narrava della grande emozione con uno spirito di sana competizione: “Undici leoni per la Coppa dei Campioni!”, “Con la M… che oggi vincete”, “Palermo regalami un sogno, che domani dormo più a lungo”, “Palermo… Orgoglio Terrone”.
I tifosi ospiti, “arruciati” a dovere dalle pompe dei pompieri…. rispondono con un “Stasera ci beviamo anche il Barbera”.
La partita ha inizio ed il Palermo prova a regalare “soddispazioni” ai suoi tifosi che una volta tanto cantano all’unisono in un boato che cancella l’incitamento degli avversari doriani.
Cavani ci tenta in tutti i modi, Balzaretti è una “litturina”, Delio Rossi anzicchè scatole di spinaci, s’inghiotte scatole di “cevingumme”.
Il tempo passa e non si sfonda un “ragno dal buco”. Del pettinatissimo arbitro “Rosetta” c’è solo da lamentarsi e di conseguenza vengono “onorate” le sue “testuali radici di foresta”. Sale l’urlo dei tifosi, aumenta la temperatura, scola il sudore ma il risultato rimane inchiodato su quel maledetto ziero a zieru! Ghiaccioli all’arancia u sapuri ri golli, cocacola, acqua minerale, caffè borghetto…. l’intervallo è servito per tutti, in attesa della ripresa. Il tempo di risistemarsi in campo ed un’azione stramba quanto sfortunata favorisce l’atterramento di Pazzini da parte di Totò Sirighu, che credo sia al terzo o quarto strike in questa stagione. Era rigore o non era rigore, sbagliò “u purtieri o u difensuri”, intanto a Sampidoria signa e porta a casa.
Ghiaccio, neve e tormenta scende su di noi. Il Barbera ferito tenta di riprendersi dalla botta, ma il colpo è quasi letale e sono in molti a “sbattirisi a testa o muru”!
Ma oggi è una giornata di festa e non si può piangere di dolore, ma casomai di gioia. Così il tifo riprende ad essere incessante e la squadra ricomincia ad attaccare, a pressare, a lottare.
Pastore torna ad essere un campione, Liverani lotta e corre insieme a noi, Miccoli punta la porta e salta i birilli. Ecco quello che ci vuole per resuscitare la passione, per alimentare una emozione, per sognare una lezione.
Dalla sinistra Miccoli fugge verso l’area avversaria e la difesa doriana gli assesta una “strantuliata” all’americana: “Rigoreeeeeeeeeee” urla il pubblico in delirio, mentre l’arbitro consulta per qualche secondo il suo manuale di pasticciere. Si, anche l’uomo del monte ha detto che è Rigoreeeeee e quindi si può battere. Miccoli prende la rincorsa e buca storari in uno tsunami di gioia, speranza e amore.
Uno a uno e si ricomincia la ballata. Il primo pensiero è a quanto manca e a chi, tra i pancinari, può dare ancora quella spinta finale alla ricerca della speranza.
Ormai si gioca solo ad una porta e il pubblico spinge la squadra verso il miracolo, incurante di un destino beffardo che fa scorrere il tempo più velocemente di quanto la “cricca” di Cassano e c., speri di fare con manfrine e sceneggiate. Vai Abel, tira Javier, Corri Giulio, cafudda Kiaer. Le urla di speranza dei tifosi si infrangono su un “paratuni” di Storari, su una “pistiata” astronomica di Budan e su un fuorigioco di Hernandez che non c’era neanche per quelli di “Scai” che di solito “sunnu accattati e vinnuti”. Scocca il novantatreesimo e la partita finisce. Pareggio è scritto. Il Palermo rimane indietro in classifica e forse lo sarà pure domenica prossima. I doriani si abbracciano, i giocatori del Palermo crollano a terra distrutti, disperati e affranti. Il sogno forse è finto per sempre e chissà che sarà domani. Ma oggi è comunque una festa e il popolo rosanero rimane immobile al suo posto a battere le mani a ringraziare i propri eroi, a sventolare le proprie bandiere: “Forza Ragazzi non vi lasceremo mai….”, “Grazie lo stesso”.
“Mi… finiu u firm…”, ripetono in tanti mentre tornano a casa. “Va beh compà, chi se ne fotte, tanto l’anno prossimo, avemu l’avutra “Champignon ra Uefa”. Oggi è festa lo stesso ed è festa pi tutti.