Quei debiti come macigni | Condizionano la nostra vita - Live Sicilia

Quei debiti come macigni | Condizionano la nostra vita

Comuni vicini al fallimento o già in default, e una Regione con un maxi-disavanzo. Come uscirne.

I CAFFE' DELLE N(U)OVE
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4 min di lettura

Con questo articolo inauguriamo una nuova rubrica su LiveSicilia.it che sarà curata da Raffaele Mazzeo, advisor economico, che si occuperà di argomenti come sostenibilità, ambiente, energia, nuove professioni del futuro, sviluppo, arte, economia. Fili conduttori della rubrica saranno “trasformazione” e “innovazione”: per questo il titolo scelto per la rubrica è il Caffe delle N(u)ove. Ma il nome richiama anche un’iniziativa che da diversi anni Mazzeo organizza in Sicilia: “Il Caffè delle 9”, appuntamento periodico a porte chiuse che riunisce stakeholder della finanza, della cultura e dell’imprenditoria su tematiche del futuro prossimo.

Una notizia nei giorni scorsi è passata sottotono. Al tavolo fra l’ANCI siciliana, l’associazione dei sindaci dei comuni, e il Presidente della Regione Nello Musumeci è emerso che cento comuni su 390 rischiano di fallire. Nelle settimane scorse inoltre abbiamo assistito a forti tensioni fra l’Assemblea Siciliana ed il Governo regionale sui responsabili del disavanzo pregresso del 2015 di oltre 2 miliardi apparso all’improvviso nel bilancio della regione. Il comune di Catania a dicembre è stato dichiarato in dissesto con un maxidebito da 1,6 miliardi.

Il problema non è solo siciliano ma riguarda l’intero paese, dallo Stato Italiano alla voragine di Roma. Scricchiolano anche Napoli, Messina, Reggio Calabria, Foggia, Pescara, Modica e così via. I problemi finanziari sono venuti a galla simultaneamente in molte pubbliche amministrazioni in seguito al big bang del 2105, esercizio in cui c’è stato il passaggio alla contabilità finanziaria armonizzata che ha introdotto criteri di rendicontazione trasparenti e maggiori vincoli nella gestione delle risorse fra cui l’obbligo del pareggio di bilancio. In quell’anno molte pubbliche amministrazioni soprattutto al sud e in Sicilia hanno dovuto tirare fuori gli scheletri dall’armadio registrando immediatamente un disavanzo straordinariamente elevato. Per evitare che questo passaggio tecnico si traducesse in un disastro per i cittadini, l’Italia ha concesso di ripartire in 30 anni tale disavanzo che purtroppo dovrà essere rimborsato in parte anche dai bambini e dai ragazzi di oggi quando entreranno nel mondo del lavoro.

Sino allo scorso anno era ancora possibile in alcune situazioni ripartire il ripiano dei buchi in 30 anni. Dal 2019 la Corte Costituzionale ha bocciato questa possibilità per motivi di equità intergenerazionale. Le situazioni di predissesto nascoste si sono così diffuse a tutti i livelli delle pubbliche Amministrazioni al punto tale da incidere sulla qualità della vita dei cittadini ormai abituati a servizi inadeguati (dalla sanità al welfare, ai rifiuti) a fronte di una tassazione molto elevata.

Il tema del debito eccessivo non è conosciuto abbastanza e non se ne parla molto malgrado sia una delle cause principali della bassa qualità della vita, per via della complessità delle norme che regolano i meccanismi di finanza pubblica. Una via di fuga esiste e consiste nel mettere in atto in parallelo una serie di interventi: dalla spending review al risparmio energetico, dal ciclo rifiuti alla riqualificazione del patrimonio. L’impresa non è facile ma non è impossibile. Si tratta di adottare ricette diffuse da anni da numerose amministrazioni e i cui risultati sono certi. Con i nuovi vincoli di finanza pubblica introdotti dal 2015 gli amministratori delle pubbliche amministrazioni non hanno più convenienza a puntare, come da consuetudine italiana, sulla negoziazione con lo Stato per ottenere maggiori risorse finanziarie, ma sono incentivati a rimboccarsi le maniche. Il primo passo è quello di sforzarsi concretamente a fornire servizi pubblici efficienti ai cittadini, primo fra tutti il servizio di raccolta rifiuti. È possibile riuscirci purché vi sia la collaborazione dei cittadini. E la collaborazione dei cittadini, come la propensione a pagare le tasse, è strettamente legata alla qualità dei servizi.

Le risorse finanziarie si possono trovare ma bisogna avere la capacità di individuarle e di ottenerle. Una fonte immediata di risorse finanziarie è rappresentata dal risparmio energetico e dalla riqualificazione del patrimonio attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari nazionali ed europei che sono accessibili e abbondanti. Ricorrendo in maniera più frequente alle operazioni di Project financing che consentono di coinvolgere i privati nell’erogazione dei servizi ai cittadini.

Per sfruttare le numerose opportunità che esistono è necessario un impegno straordinario da parte di tutte le strutture interne della pubblica amministrazione, dalle strutture tecniche a quelle amministrative e legali. Il sistema di finanziamento che si è molto evoluto a livello europeo negli ultimi anni, richiede un’alta qualità dei progetti e allo stesso un’elevata capacità amministrativa ed è indispensabile comprenderlo e gestirlo per sfruttarlo a fondo. L’Europa inoltre per rimuovere un vincolo che in pratica rendeva quasi impossibile alle amministrazioni presentare progetti eligibili per un finanziamento, ha messo in campo molte misure per finanziare esclusivamente la progettazione delle iniziative di investimento. In pratica copre anche le spese che sono a carico delle amministrazioni per i servizi degli ingegneri, dei commercialisti e dei consulenti locali indispensabili per sviluppare e presentare progetti. Molte attività, inoltre, possono essere effettuate a costo zero come ad esempio la riduzione delle numerose azioni legali che i comuni subiscono dai cittadini per i danni derivanti dalle buche delle strade e dei contenziosi che spesso i cittadini portano avanti sapendo di trovare una resistenza debole da parte dei comuni.

Sappiamo che l’Unione Europea nel prossimo ciclo di programmazione 2021-2027 destinerà gran parte delle risorse a progetti di sostenibilità e alla green economy. Le opportunità quindi non mancheranno. Il futuro dell’Italia dipenderà non tanto dalla quantità di risorse finanziarie a disposizione ma dalla capacità degli amministratori e da come verrà gestito il debito nei prossimi anni.


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