Quelli che rivogliono Crocetta: il Pd |Eravamo quattro amici al bar - Live Sicilia

Quelli che rivogliono Crocetta: il Pd |Eravamo quattro amici al bar

Il Pd ha gestito la crisi di governo dai tavolini di un locale nel centro di Palermo. E le scelte sul futuro della legislatura non passano dagli organismi di partito ma dalle trattative tra correnti.

Il rimpasto
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PALERMO – La direzione alla fine non c’è stata. Le consultazioni sì. Ai tavolini di un locale in via Principe di Belmonte. Lì il Pd siciliano ha gestito i travagli della crisi di governo. Lì Rosario Crocetta e Fausto Raciti hanno parlamentato con compagni di partito e alleati, per cercare di far nascere il quarto governo della legislatura. Roma permettendo, si intende. Oggi, infatti, si attende l’esito dell’incontro nella Capitale tra il presidente della Regione e il governo nazionale, per capire se quest’ultimo metterà mano al disastro dei conti regionali. Viceversa, nessuno dei big del partito intende mettere la faccia in una giunta che potrebbe diventare una specie di esecutore testamentario della Regione alla canna del gas.

Tanto si evince dalle voci raccolte qua e là in un Pd che non ha avuto un momento di confronto ufficiale sul tema. Il 20 ottobre scorso sembrava di capire che il segretario Fausto Raciti avrebbe convocato una direzione per discutere del rimpasto. Direzione che era stata richiesta nei giorni scorsi dall’ex segretario Giuseppe Lupo. E della quale non si è avuta più notizia. Non dagli organismi ma dai tavolini di un bar sono passati i destini politici del primo partito della coalizione di governo. Attraverso trattative con le singole correnti, che, come tante altre volte, si sono mosse sullo scacchiere come corpi a se stanti.

Un anno e un mese fa Fausto Raciti in un’intervista a Livesicilia annunciava: “Il Pd non può che separare il proprio destino da questo governo Crocetta”. Erano i giorni del Crocetta bis, nato da una spaccatura interna ai democratici. Per superare quel trauma dovette nascere un terzo governo, quello sostenuto da tutto il Pd, quello che era stato annunciato come un governo definitivo, di legislatura. Cosa è cambiato da allora? Perché l’esigenza di un rimpasto?

La domanda non ha ancora una risposta troppo chiara. Una delle ragioni che giustificavano l’operazione era il famoso allargamento della maggioranza, auspicato proprio dal segretario Raciti, con l’ingresso di Ncd. Ma alla fine, tra mille piroette e liti interne, il Nuovo centrodestra ha fatto sapere ieri (aspettiamo di capire se oggi la posizione rimarrà tale) di non voler entrare in giunta e in maggioranza. E allora perché il rimpasto? Sicuramente ai tavolini del bar la questione sarà apparsa più chiara.

Ora si aspetta Roma. Poi, se ci sarà ‘ombra di qualche quattrino a garantire un minimo di agibilità amministrativa, scatterà il rimpasto. Con annesse tenzoni tra correnti per chi deve accaparrarsi una poltrona in più. Delle sei che Crocetta offre ai democratici, una andrà ad Areadem, la corrente guidata da Lupo. Le restanti cinque sono da spartire tra i renziani e l’area di Cracolici, Raciti e gli altri ex ds. Ed essendo cinque, ahiloro, numero dispari, a una delle due correnti spetterà una poltrona in meno dell’altra. E nel Pd sempre più “cracolicizzato” (il capogruppo è tornato a giocar da regista come nella scorsa legislatura) non sarà facile far tornare i conti. Sempre che alla fine questo rimpasto si faccia davvero.


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