PALERMO – È la prima sede territoriale aperta in Italia dopo quella nazionale di Roma, quella che il World Food Program Italia ha presentato oggi in una conferenza stampa al Circolo Unione di Palermo. L’agenzia delle Nazioni Unite è la più grande organizzazione mondiale impegnata nella lotta alla fame nei paesi disagiati. Alla presentazione erano presenti, oltre ai vertici del Wfp Italia, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il referente locale dell’organizzazione Benedetto Caffarelli.
La raccolta di cibo e la sua spedizione in aree di crisi sono i principali compiti del Wfp, che è finanziato su base volontaria da individui, aziende, istituzioni e governi. Ma oltre alla gestione logistica del cibo l’agenzia ha un programma di formazione al lavoro: “In questo momento sosteniamo cento milioni di persone in ottanta paesi diversi, insegnando loro anche a procurarsi il cibo” dice Vincenzo d’Arpe, presidente del Wfp Italia, secondo cui l’azione dell’agenzia Onu potrebbe avere impatto anche sul problema delle migrazioni dall’Africa: “Con il nostro intervento si possono creare hot spot in cui identificare i migranti nel rispetto dei loro diritti umani. Insegnare a lavorare, poi, significa limitare gli atteggiamenti patologici dell’immigrazione, e in questo la nostra azione è molto efficace”. D’Arpe esclude interventi attivi del Wfp sulle situazioni di povertà della città di Palermo, ma sostiene che “ogni azione fatta in paesi disagiati ha un effetto in Europa, e dunque è un investimento”.
Il comitato italiano del Wfp è uno dei tre in tutto il mondo che si occupa anche di raccogliere i fondi per finanziare le attività dell’agenzia. “Il primo evento in cui sarà coinvolta la sede di Palermo – dice Tiziana dell’Orto, direttore generale del Wfp Italia – sarà l’organizzazione di una cena di gala a metà dicembre, attraverso cui raccogliere fondi per le più di 500 mila persone che stanno scappando dal Myanmar al Bangladesh. Il Wfp è impegnato nella raccolta di ottanta milioni di dollari entro febbraio, per raggiungere quelle persone e assistere quelle che si trovano già nei campi profughi bengalesi”.
“L’arrivo del World Food Program è il segno di una città che realizza una visione, quella che coniuga Google e Alì”: Leoluca Orlando inquadra così l’apertura del punto territoriale del Wfp. “Google è connessione virtuale e Alì il migrante è connessione umana – continua Orlando – e per entrambi i soggetti lo Stato non è più uno spazio chiuso. La perdita di identità dello Stato porta al rispetto per i singoli, e il Wfp è parte integrante di questa visione: il senso della sua presenza è ricordarsi che possiamo collegare realtà diverse bypassando lo Stato”.