“Cosa nostra è in difficoltà ma non è né in ginocchio, né sull’orlo della bancarotta come dimostra l’ultima indagine dei carabinieri che ha portato al fermo del capo mandamento di Resuttana”. L’ha detto il procuratore Antonio Ingroia, che ha coordinato l’inchiesta dei militari dell’Arma conclusasi con il fermo di tre mafiosi palermitani. “Il fatto che le cosche abbiano risorse e un’ossatura importante sul territorio – ha aggiunto – lo dimostra il progetto di omicidi scongiurato dagli investigatori e i taglieggiamenti a tappeto imposti agli operatori economici”.
“Nella lotta al racket e nel percorso culturale di ribellione delle vittime si sono fatti certamente passi avanti, ma sono ancora troppi i commercianti e gli imprenditori che pagano il pizzo e non si rivolgono alle forze dell’ordine”, ha aggiunto Antonio Ingroia, durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari del blitz dei carabinieri che ha portato al fermo di tre mafiosi del mandamento di Resuttana. All’incontro con la stampa hanno partecipato anche gli ufficiali che hanno condotto l’indagine: il comandante del reparto operativo Paolo Piccinelli e quello del nucleo operativo, il colonnello Francesco Gosciu.
Un personaggio di rilievo all’interno dell’organizzazione mafiosa, in grado di tracciare il quadro dei nuovi organigrammi e a conoscenza di molti segreti dei clan: è il ritratto del collaboratore di giustizia Manuel Pasta, fatto dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dei fermi di tre mafiosi palermitani “traditi” proprio dalle rivelazioni dell’ex uomo d’onore. Oltre a fare i nomi dei capi delle cosche e degli esattori del pizzo e a parlare delle attività lecite in cui Cosa Nostra ricicla il denaro sporco, Pasta avrebbe parlato del sostegno elettorale dato dal clan all’eurodeputato dell’Udc Antonello Antinoro, già indagato per voto di scambio. Il procuratore aggiunto non ha però voluto confermare la circostanza.