PALERMO– Fino a che grado Samuele Caruso è un assassino? Quando ha ucciso Carmela Petrucci e straziato la sorella Lucia fino a che punto era padrone della sua volontà? C’era e c’è un mostro acquattato dietro la faccia di un ragazzo che spiegava a tutti di essere bravo, comprensivo e buono, ma poi era violento, cieco, prigioniero comunque di qualcosa. Bisogna capire se Samuele avesse la padronanza della sua ferocia, nel giorno della sua vendetta, o se ne fosse “soggiogato”, tanto da non potere controllare le sue accensioni improvvise e le sue ritirate.
Udienza a porte chiuse a palazzo di giustizia per celebrare un altro passaggio del processo intorno alla tremenda storia di Carmela Petrucci, di sua sorella Lucia e della sua famiglia. Carmela, massacrata da Samuele, l’ex di Lucia, al termine di un agguato nell’androne di casa. Una vicenda su cui i riflettori si stanno lentamente abbassando e che noi seguiremo con attenzione. Parlano i periti del giudice, lo psichiatra Alfonso Accursio e la psicologa Giovanna Manna. Hanno scritto che l’imputato (difeso dagli avvocati Anna Pellegrino e Antonio Scimone), era capace di intendere, ma non di volere. La sua volontà era dominata da pensieri paranoici, soggiogata dalla parte impulsiva ed esplosiva. Non ci fu premeditazione nel delitto. Conclusioni che potrebbero tradursi in una condanna, sì, ma non per sempre.
Gli esperti hanno risposto alle domande del giudice, Daniela Cardamone. Hanno rappresentato il loro disagio personale nei confronti di un omicidio talmente abnorme. Hanno confermato l’analisi maturata tra colloqui e test. L’accusa rappresentata dal pm Caterina Malagoli ha tentato di demolire la perizia. Stessi rilievi proposti dal legale di parte civile della famiglia, l’avvocato Marina Cassarà. Sono argomenti cruciali, proprio perché la definizione della pena si baserà sull’incerto confine della capacità dell’assassino di comprendere le sue azioni nel momento in cui le compiva. C’è una psicopatologia non curata in Samuele Caruso? L’aggressività individuata dalla perizia come elemento sempre rintracciabile – ma il pm ha contestato con forza il suo valore clinico – in che modo ha interagito con gli eventi di quel 19 ottobre in via Uditore? La scena è scolpita dalla cronaca: Samuele che attende le due ragazze nell’androne e dà sfogo alla sua rabbia. Uccide Carmela. Ferisce gravemente Lucia e solo per un caso non la finisce.
La colpa di Lucia Petrucci era ‘imperdonabile’. Una relazione troncata. Nel breve rapporto di coppia, il ragazzo di una famiglia onesta, ma gravata da molti lutti – la scomparsa di tre figli – avrebbe visto inizialmente un passaporto, il biglietto d’ingresso per un mondo che non gli apparteneva. La sua conclusione ha innescato una follia sanguinaria. Fino a che grado Samuele Caruso è un assassino? Oggi – raccontano – era in aula, impassibile, tirato, con lo sguardo vitreo. C’era anche Lucia, con i suoi. Dicono che fosse pallida e confusa. Il dolore infinito che la stringe da dentro si specchiava nel suo volto.