PALERMO – Processo da rifare. La Cassazione ha annullato le condanne inflitte a quattro presunti rapinatori palermitani in trasferta. Si tratta di Salvatore Abbate (aveva avuto 14 anni), Antonino Di Mauro e Giovanni Castello (10 anni e tre mesi ciascuno), Massimo Tibaudo (8 anni e sette mesi).
Sono accusati di avere messo a segno, tra il 2006 e il 2008, quattro rapine in banca a Genova e Savona con un bottino complessivo di oltre 400 mila euro. Sulla base delle indagini della polizia genovese, i colpi erano caratterizzati da un unico modus operandi: i quattro entravano in banca armati di coltello, tenevano sotto sequestro impiegati e clienti in attesa dell’apertura della cassaforte a tempo, razziavano il denaro e recuperavano le videocassette delle telecamere a circuito chiuso. Un’operazione, quella di distruggere le bobine, non riuscita nel primo colpo.
E così si arrivò all’identificazionecontro cui ha tuonato il difensore degli indagati, l’avvocato Antonio Turrisi.
Secondo il legale, nel corso del processo sarebbero emerse alcune pesanti lacune investigative. I dipendenti delle banche assaltate, ad esempio, non hanno identificato con certezza i quattro imputati. Anzi, alcuni hanno pure negato che fossero loro gli autori dei colpi. Una ricostruzione difensiva che ha convinto la Suprema corte che ha annullato con rinvio la sentenza di condanna.