Banda di rumeni razziava le case | Il boss: "Rompiamogli le gambe" - Live Sicilia

Banda di rumeni razziava le case | Il boss: “Rompiamogli le gambe”

La notizia dei colpi messi a segno da un gruppo di romeni era arrivata fin dentro il carcere e i mafiosi di Porta Nuova volevano la testa del capo della banda. E il boss Di Giacomo ordinò una punizione esemplare.

PALERMO – Una banda di rapinatori rumeni che piomba nelle case dei palermitani. Terrorizza soprattutto gli anziani e razzia ogni cosa. La notizia era arrivata fin dentro il carcere e i mafiosi di Porta Nuova volevano la testa del capo della banda.

L’indagine è affidata ai carabinieri che stanno cercando di fare luce su un giro di colpi che aveva messo in allarme anche gli uomini di Cosa nostra. I rumeni rischiavano di minare il controllo del territorio operato dai boss. Il mafioso non può correre il rischio di non riuscire a dettare legge in casa propria. Ne vale della credibilità dell’intera organizzazione e del clan di uno dei più potenti mandamenti mafiosi della città. Lo sapeva bene anche Giuseppe Di Giacomo, personaggio in ascesa a Porta Nuova, che tra le tante faccende da affrontare aveva il compito di sbarazzarsi dei rapinatori venuti dall’Est. Ne parlava alcuni mesi fa con il fratello Giovanni, detenuto nel carcere di Parma.

“… ma questi crasti che fanno facendo ancora rapine dentro le case?”, chiedeva l’ergastolano. E Giuseppe rispondeva: “… ci sono pure i rumeni non sappiamo non sappiamo chi…”. Persino un boss del calibro di Giovanni Di Giacomo era costretto ad invitare il fratello alla prudenza: “… stai attento perché i rumeni sono cornuti se capita…”. Prudenza, ma anche necessità di intervenire. In maniera risoluta e, soprattutto, violenta. Il reggente del mandamento, nei mesi precedenti al suo omicidio si era attivato per risolvere la questione rumena. In particolare, le attenzioni si sarebbero concentrate su un personaggio che indicava in maniera generica: “… stiamo cercando questo…”. L’importante era – il boss che avrebbe continuato a comandare dal carcere dettava gli ordini – che, una volta individuato, il capo della banda andava punito”. Come? “… e gli si rompono le gambe”.

Adesso i carabinieri del comando provinciale e i magistrati Leonardo Agueci, Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco stanno cercando di capire se la spedizione punitiva sia stata portata a termine oppure se il “conto” sia rimasto sospeso. Una delle tante questioni stoppate dall’omicidio di Giuseppe Di Giacomo, freddato per le strade della Zisa.


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