PALERMO – Dopo tutte le accuse è arrivato il loro momento. L’ex primario della Rianimazione del Civico, Mario Re e Giustino Strano, ex responsabile della camera iperbarica dell’ospedale Civico di Palermo, sono saliti sul banco dei testimoni di fronte ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Palermo. E si sono difesi, spiegando i loro rapporti con Giuseppe Castorina, il “grande accusatore”, e specificando, punto per punto, la loro versione dei fatti.
Il primo a parlare è stato Mario Re che ha disconosciuto alcune sigle attribuite a lui nelle richieste di fornitura di materiale sanitario alla Med Line di Castorina. La sua difesa ha anche contestato la perizia grafica che ha portato a questa accusa, basata sulla comparazione della scrittura. Dei campioni a disposizione – un assegno, un documento interno alla struttura ospedaliera, la scheda anagrafica del Comune e un giustificativo di assenza – il perito ha scelto proprio quest’ultimo documento in quanto era l’unico ad avere una sigla invece della firma per esteso. Ma è stato proprio questo documento che Re ha disconosciuto, dichiarando che non fosse sua la firma apposta. Da qui la contro-accusa che la documentazione sulle forniture sanitarie nel suo reparto nel 2005 sia “falsificata di tutto punto”. Quanto alla presunte regalie di Castorina, Re e la sua difesa, sostenuta dall’avvocato Ugo Castagna, hanno ricostruito le singole vicende evidenziando come l’unico caso in cui il medico avrebbe ceduto sarebbe quello del dono dell’abbonamento allo stadio per le partite del Palermo. Ma, sottolineano, è una vicenda avvenuta nel 2007, quindi due anni dopo le condotte contestate a Re che risalgono al 2005.
Poi è stato il turno di Giustino Strano. L’imputato ha dichiarato di non aver mai ottenuto biglietti per viaggi da parte di Castorina in quanto si sarebbe trattato di convegni scientifici in cui gli era stato chiesto di fare da moderatore o da relatore. “Non si è trattato di viaggi di piacere” ha detto Strano, sottolineando come, ogni qualvolta ha deciso di portare con sé la moglie, ha pagato di tasca sua lo stesso Castorina – “con contanti o assegno” – che anticipava i soldi per prenotare i biglietti. Sul conto del titolare della Med Line, infatti, la guardia di finanza ha trovato due assegni di Strano. Lui si è giustificato sostenendo che uno era destinato al rimborso dei soldi anticipati per poter portare con sé la moglie a un congresso scientifico ad Honululu. Nell’altro caso si è trattato del prezzo relativo a un orologio che Strano ha acquistato nello studio di Castorina da un suo amico, tale Ferreri. Poi la deposizione è entrata nello specifico delle condotte contestate riguardo ordinativi di “circuiti” per la terapia iperbarica. Secondo l’accusa, infatti, molti di questi sarebbero stati fittizi o, quantomeno, gonfiati, sfruttando la possibilità che la merce fosse recapitata direttamente al reparto senza passare dalla farmacia dove, dice Strano: “Non c’erano locali idonei, mancava personale e quindi era una prassi che si consegnasse direttamente al reparto”. Ciò in considerazione anche del fatto che l’attività medica condotta dal suo reparto sia contraddistinta dall’operare in condizioni di “emergenza-urgenza”. Strano, infine, si difende sostenendo di aver compiuto “2.384 trattamenti” utilizzando, al massimo, “500-550 circuiti l’anno”. Un rapporto di uno a quattro che, anzi, avrebbe generato risparmi per le casse del Civico.
Il processo è ormai alle battute finali. Oltre Re e Strano, nel processo sono imputati anche Anna Claudia Leonardi (amministratice dell’azienda Emolife), Adriano Cipriani (vice di Carlo Marcelletti alla divisione di cardiochirurghia pedriatica al Civico), Salvatore Colletto, Maria Rosa Caci (lavoravano entrambi nel reparto di Marcelletti) accusati, a vario titolo, di turbativa d’asta, peculato, truffa e falso. L’inchiesta è quella che portò all’arresto di Carlo Marcelletti (morto suicida) e di Castorina, che ha patteggiato una pena di tre anni.