Le nomine dei dirigenti esterni | Scagionato Russo, Lombardo no - Live Sicilia

Le nomine dei dirigenti esterni | Scagionato Russo, Lombardo no

Udienza preliminare a Palermo sulle nomine decise dalla giunta Lombardo nel 2009. Archiviata la posizione dell'ex assessore alla Sanità. Stessa cosa per l'ex governatore e l'allora segretario Scimemi, che però finiscono sotto accusa per il conferimento di tre incarichi.

 

PALERMO – Alcune nomine furono legittime, altre no. Archiviata l’inchiesta per abuso d’ufficio a carico di Massimo Russo, Raffaele Lombardo e Antonio Scimeni.

Per Lombardo e Scimemi il capitolo giudiziario, però, non è chiuso: contestualmente sono finiti nel registro degli indagati per episodi finora non considerati dall’accusa.

La decisione è del giudice per l’udienza preliminare Giovanni Francolini e riguarda le nomine, avvenute nel 2010, dei dirigenti generali esterni della Regione. Il giudice ha ritenuto legittime quelle di Romeo Palma (all’Ufficio legislativo e legale) e quella di Maurizio Guizzardi (alla Sanità). Il profilo professionale “eccellente” dei due dirigenti sgombra il campo da ogni equivoco. Palma e Guizzardi meritavano quel posto.

Sotto accusa perr queste nomine sono finiti l’ex presidente Lombardo, l’ex assessore Russo e l’ex segretario generale Scimemi. Per tutti e tre è stata decisa l’archiviazione su richiesta del pubblico ministero Maria Forti. Nella sua memoria l’avvocato Massimo Motisi, difensore di Russo, (è anche legale di Lombardo, mentre Scimemi è assistito da Francesca Romana de Vita) ha ricordato la drammatica situazione finanziaria della sanità siciliana di quegli anni. Si era ad un passo dal collasso e dal commissariamento. Da qui, ha spiegato il legale, la scelta di Russo di avvalersi di Guizzardi, “uomo di grande esperienza” per attuare un severo piano di rientro.

Contestualmente all’archiviazione, però, il giudice è andato oltre la posizione della Procura ordinando l’iscrizione nel registro degli indagati di Lombardo e Scimemi per le nomine di Nicola Vernuccio, Rossana Interlandi e Gaspare Lo Nigro. Secondo il Gip in questi casi si profila l’ipotesi dell’abuso d’ufficio. Le tre nomine furono proposte da Lombardo e istruite da Scimemi, il primo leader del Movimento per l’Autonomia e il secondo militante dello stesso partito. Il giudice sottolinea oggi che Rossana Interlandi all’epoca della nomina era “segretario provinciale di Caltanissetta del Mpa” e  Vernuccio “commissario a Palermo”.

Entrambe le nomine furono revocate sulla base di un parere legale chiesto dalla Regione a seguito del conflitto di attribuzione sollevato dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Emerse allora che la Interlandi non avrebbe avuto la necessaria esperienza nel settore dell’Energia e che Vernuccio, chiamato alle Attività produttive, non avrebbe ricoperto incarichi direttivi nella sua precedente esperienza professionale alle dipendenze della Società iniziative industriali. Secondo il giudice Francolini, il fatto che le nomine furono revocate non ha fatto venire il dolo nella condotta dei due indagati visto che la marcia indietro arrivò solo dopo che la Corte dei Conti accese i riflettori sulle nomine. Sulla nuova indagine, al momento, i legali preferiscono non entrare nel merito, anche se si dicono certi di potere chiarire tutto.

Diverso il caso di Lo Nigro, allora dirigente dell’assessorato al Lavoro, finito sotto accusa per avere dichiarato di essere in possesso di una laurea alla Bocconi mai conseguita.

Il giudice Francolini, infine, ha ritenuto che non ci siano i presupposti per l’iscrizione nel caso delle nomine di Mario Zappia, Gian Maria Soarma, Patrizia Monterosso e Salvatore Barbagallo.

Per tutti gli indagati resta aperto il procedimento davanti alla Corte dei conti, dove basta che si configuri la sola colpa grave, ancor prima del dolo, per ipotizzare un danno erariale. Colpa grave che, secondo i pm contabili, scaturirebbe dal fatto che prima di nominare un esterno bisognava verificare che fra gli interni non ci fossero le professionalità capaci di ricoprire l’incarico.


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