Alla Regione tanti “casi Russo”. Quella dell’assessore all’Energia, andato in pensione a 48 anni usufruendo dei benefici (declinati “alla siciliana”) della legge 104, non è l’unica vicenda di questo tipo in Sicilia. Sono parecchi, infatti, i dipendenti in fuga dal proprio impiego, per accudire un parente (e non sempre) bisognoso di cure.
Così, come descrive il quotidiano “Repubblica“, il numero dei “baby-pensionamenti” è enorme e persino raddoppiato negli ultimi due anni (200 all’anno, 400 tra il 2008 e il 2009). Tutto questo mentre in Parlamento si discute della necessità di alzare l’età della pensione, almeno per le donne. In Sicilia, invece, unico luogo in Italia nel quale la legge 104, che disciplina l’assistenza alle persone bisognose, consente non solo di sfruttare alcuni “permessi”, ma addirittura di uscire dal mondo del lavoro, l’età media dei dipendenti regionali che “fuggono via” dal proprio impiego è di 53 anni (basta avere accumulato 25 anni di servizio). Insomma, alla Regione, su tre richieste di pensione, una deriva sempre dalla legge 104. E se il dato sembra sconcertante a una prima occhiata, diventa assolutamente comprensibile se dai numeri si passa alle storie. Dalle quali emergono la vicenda della signora che si è fatta adottare da una persona invalida, dell’uomo che s’è affrettato a chiedere la pensione perché la mamma era andata in coma (e in effetti morirà appena due giorni dopo la concessione della pensione) e infine il più giovane dei “baby”: in pensione a 45 anni, con appena 15 anni di servizio. In una regione nella quale, paradossalmente, e un po’ tragicamente, una legge utile per assistere persone ammalate, finisce per diventare “escamotage” per le fughe (ben remunerate, e con soldi pubblici) dal lavoro.
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