"Resteremo legati | al nome di un boss" - Live Sicilia

“Resteremo legati | al nome di un boss”

Il sindaco di Calatafimi
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A poche ore dall’arresto del super latitante, numero due della cupola di Cosa Nostra, Mimmo Raccuglia, Nicolò Ferrara, sindaco del comune di Calatafimi – Segesta, racconta le ore del blitz e difende la sua città, che da adesso in poi tutti conosceranno perché legata al nome di Raccuglia. “Stavo andando a messa con mia moglie – racconta il primo cittadino – quando abbiamo visto la strada totalmente paralizzata. Alcuni ragazzi, che poi abbiamo scoperto essere della squadra mobile catturandi, ci hanno fermati. Non capivamo cosa stesse succedendo, le forze dell’ordine locali non sapevano nulla, qualcuno vociferava che fosse stato trovato un latitante, ma nessuno ne conosceva il nome. Soltanto dopo abbiamo saputo che si trattava di Mimmo Raccuglia. Sinceramente mi sono chiesto chi fosse, non era un nome particolarmente noto. Soltanto dopo ho capito l’importanza dell’operazione. Siamo rimasti sotto l’edificio ad aspettare, mentre la scientifica faceva i rilevamenti e l’interrogatorio. Intanto è arrivato anche il procuratore aggiunto Ingroia”.
È vero che l’abitazione in cui è stato catturato il latitante si trovava in piena città?
“Si, era abbastanza limitrofa al centro, nella parte vecchia del paese”.
Quindi era circondata dai vicini…
“Si, ma nessuno si era mai accorto di nulla. Anzi, i dirimpettai, conoscendo la famiglia Calamusa, mai si sarebbero aspettati una cosa del genere”.
Parliamo dei due coniugi. Lei li conosceva, giusto? Cosa ci dice di loro?
“Ma era una famiglia tranquilla, entrambi incensurati. Si, li conoscevo, è un paese piccolo il nostro, ci si conosce tutti. A dire la verità, conoscevo meglio il padre del Calamusa, che aveva una macelleria in paese”.
E il figlio, invece, di cosa si occupava?
“Aveva un allevamento di bestiame e poi faceva i turni alla forestale. È una persona molto riservata, passava gran parte del suo tempo nel suo allevamento”.
Perché, secondo lei, proprio loro hanno dato ospitalità a Raccuglia?
“Io questo non lo so, posso immaginare che, magari, Calamusa sia stato contattato dal suo stesso ambiente. Sa, nel settore del bestiame, dell’allevamento, restano ancora molti, i legami con la criminalità organizzata. Magari ci sarà stato un intermediario da Palermo, non so”.
Infatti, come mai, secondo lei, Raccuglia, che era un boss della provincia di Palermo, si trovava nel trapanese?
“Si vede che la cerchia attorno a lui cominciava a stringersi”.
Quindi potrebbe avere cercato la protezione di Matteo Messina Denaro?
“È possibile”.
Adesso il nome di Calatafimi sarà noto in relazione a Raccuglia.
“Temo di si. Sicuramente dovremo continuare a lavorare, aumentando il nostro impegno, affinché di Calatafimi si conosca il buono, ma temo che per un po’ resteremo legati a questa vicenda. Noi cittadini siamo costernati e addolorati. Il nostro paese non meritava questa presenza. Siamo grati alle forze dell’ordine per avere tolto dalla circolazione questa personalità ingombrante”.
Niente messa, quindi, questa sera.
“No. Ma è stato per una buona causa”.
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