A Palermo boss "poco seri" | "Agrigento è il fiore all'occhiello" - Live Sicilia

A Palermo boss “poco seri” | “Agrigento è il fiore all’occhiello”

Un frame delle intercettazioni

Nelle parole degli anziani mafiosi agrigentini c'era rispetto solo per i corleonesi.

LE INTERCETTAZIONI
di
2 min di lettura

PALERMO – A Palermo non ci sono più i mafiosi di una volta. I boss agrigentini si rammaricavano della scarsa serietà dei referenti palermitani.

A discuterne erano, in una casa di campagna, Giuseppe Nugara, Giuseppe Luciano Spoto e Giuseppe Quaranta, tre dei 57 arrestati del blitz che ha colpito il mandamento di Santa Elisabetta. Gli unici che godevano della loro stima erano i corleonesi.

Le parole registrate dai carabinieri di Agrigento offrono uno spaccato di una mentalità mafiosa che resiste al tempo e agli arresti. “… abbiamo bisogno di loro… e non ci sono… non è più come una volta – diceva Spoto – una volta c’era… una provincia… mettiamo su la provincia… la provincia già si sapeva dove bisognava andare… chiamava a chi… vai con lui e sapevi dove andare… adesso non si sa più niente… assolutamente… perché le cose sono cambiate… non è che sono cambiate… perché le persone che tu conoscevi non ci sono più… e quello che c’è… quello che c’è non si può muovere”.

Il discorso proseguiva con le parole di Quaranta: “… ci voglio dire una cosa… vossia è più grande di me… la provincia di Agrigento sistema tutte cose… come sistemiamo noi le cose in provincia di Agrigento si spaventano tutti”. E Spoto, dall’alto dei suoi ottant’anni, aggiungeva: “La provincia di Agrigento è più seria… i palermitani sono come sono… ce n’erano una decina che erano persone affidabili non ci sono più… a Palermo sono quelli che sono… perciò se ce n’è qualcuno io non lo so… se ce n’è qualcuno ancora i non lo so… io posso arrivare fino a Corleone… a Corleone so che ci sono ancora persone on la testa sulle spalle…”. Quaranta concludeva il ragionamento: “La nostra provincia è il fiore all’occhiello di tutti”.

Si sentivano i difensori dell’ortodossia mafiosa. E se ne vantavano come emerge dalle parole di Nugara, ancora una volta intercettato: “… non si chiama mafia… si chiama Cosa Nostra … è tutto l’essere umano… è dai tempi da quando è nato l’uomo che c’è questo discorso… questa parola significa rispetto per le persone… rispetto di determinate cose… giusto… non è che significa che devono essere cristiani tinti per essere… e la ci sono delle regole… che tu devi portare sempre… se devi stare vicino a determinate persone… le regole… non si scherza… così è”.

E un altro grande vecchio, Ciro Tornatore, 83 anni, che sarebbe stato il capo della mafia dell’intera provincia, dispensava consigli ai giovani: “Senza alzare mai la testa… anche se ve la vogliono fare alzare tenetela bassa… non vi preoccupate… un titolo non vale niente di fronte alla persona e alla dignità”. E soprattutto bisognava stare attenti a “quei fetenti” delle forze dell’ordine.

Parole che dimostrano, come hanno sottolineato il procuratore Francesco Lo Voi, e l’aggiunto Paolo Guido, quanto resti difficile scardinare la mentalità mafiosa che regna sovrana.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI