Riapre il bar al castello Maniace| La decisione è del Tar - Live Sicilia

Riapre il bar al castello Maniace| La decisione è del Tar

Nuovo round giudiziario

SIRACUSA – Il Tar accoglie la richiesta di sospensiva del provvedimento che ne revoca l’agibilità: riaperto da stamane il punto ristoro nella piazza d’armi del Castello Maniace, a Siracusa. Per la trattazione nel merito la prima sezione del Tribunale amministrativo catanese, presieduta da Pancrazio Maria Savasta, ha fissato la data dell’11 ottobre. Il manufatto è quello al centro di aspre polemiche da almeno quattro mesi: un’opera di riqualificazione denunciata dal centrodestra locale e da diverse associazioni ambientaliste come un “abuso”.

I proprietari, vincitori di bando del Demanio, hanno impugnato tutti i provvedimenti a loro carico giunti nelle ultime settimane: quello della Soprintendenza, che ordinava di eliminare la piattaforma in cemento su cui è stata edificata la struttura,  e quelli del Comune. Atti che avevano portato alla chiusura del bar. Il Tar si è dunque espresso sulla richiesta di sospensiva, accogliendola e decretando la riapertura del sito.

Il caso è diventato politico anche perché alla presidenza della commissione del Comune, che ha rilasciato i nulla osta urbanistica necessari, c’era l’allora vicesindaco e attuale primo cittadino Francesco Italia: il centrodestra per questo ne ha chiesto le dimissioni. La soprintende Rosalba Panvini, nel frattempo, è stata trasferita: anche questo ha determinato polemiche perché è stata vista come una punizione. I legali dei privati, la Senza Confine Srl, puntano ora a dimostrare che tutto sia una bolla di sapone.

Riguardo all’altezza del manufatto, secondo i difensori della Senza confini srl, nella stessa contestazione del Comune ci sarebbe la chiave per la soluzione: un accertamento di conformità per il quale verrà presentata richiesta. Una sanatoria, insomma. Riguardo alla piattaforma di cemento armato, che renderebbe la struttura fissa anziché amovibile come da autorizzazioni, la linea difensiva è che “la Soprintendenza ha autorizzato la zavorra di cemento armato – spiegano i legali – purché fosse prefabbricata”. 


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