Ribera, La Vardera (ScN) segnala alla polizia il figlio di un boss - Live Sicilia

Ribera, La Vardera (ScN) segnala alla polizia il figlio di un boss

L'episodio durante un comizio in piazza Zamenhof
A UN COMIZIO ELETTORALE
di
3 min di lettura

AGRIGENTO – “Quando c’era la mafia si stava meglio, l’acqua per l’agricoltura non mancava e quindi è inutile che ci venite a raccontare le fiabe”.

Questo si è sentito dire, in piazza Zamenhof a Ribera, dove è stato per un incontro elettorale essendo candidato al parlamento europeo, il deputato di “Sud chiama Nord” all’Ars, nonché vice presidente della commissione regionale antimafia, Ismaele La Vardera.

Il giornalista televisivo, ex inviato de “Le iene”, dopo che l’interlocutore si è qualificato per il “figlio di un mafioso condannato a tre ergastoli”, è stato alla squadra mobile della questura di Agrigento dove, ai poliziotti, ha raccontato quanto gli era accaduto, cosa aveva sentito.

La Vardera ha fornito ai poliziotti delle foto fatte con il cellulare che sono servite per identificare il figlio del boss.

“Mando un messaggio a chiunque si avvicinerà a me in questa campagna elettorale, ogni cosa che dite e fate sarà da me denunciata, state alla larga da me perché non solo la mafia e i mafiosi mi fanno schifo, ma soprattutto i figli e i parenti dei mafiosi che non si sono dissociati dalla melma dei loro parenti mafiosi” – ha scritto sui social il vice presidente della commissione antimafia dell’Ars -.

La replica

La replica viene affidata agli avvocati Antonio Papalia e Luca Cianferoni. “Il signor Di Gangi smentisce categoricamente di aver adoperato toni o modalità comunicative atti ad intimorire l’on. Ismaele La Vardera in occasione del breve incontro avvenuto in Ribera il 10 maggio scorso, a margine di un’iniziativa elettorale.

Piuttosto, invitato ad avvicinarsi all’Onorevole da alcuni suoi conoscenti, ha colto l’occasione per segnalare – immaginando comunque che la conoscesse – la drammatica vicenda della crisi idrica che attanaglia il comparto dell’agricoltura e, più in generale, le comunità locali a causa del mancato riempimento della diga Castello, oltre che delle questioni relative alla centrale idroelettrica sul fiume
Verdura ed al conseguente mancato approvvigionamento di acqua per uso irriguo e civile.

A fronte delle legittime richieste di Alessandro Di Gangi, coltivatore diretto interessato dalla crisi idrica, l’on. La Vardera ha dapprima chiesto per quale ragione non si fosse rivolto all’on. Pace, definito “cuffariano” e, successivamente, pur dichiarandosi disponibile a fornire tutti gli atti pubblici reperibili, lo ha invitato a rivolgersi personalmente alla competente Procura.

A quel punto, il signor Di Gangi riferisce di aver affermato di trovare surreale che solo il figlio di un “uomo d’onore”, condannato diverse volte con sentenza definitiva, doveva assumere su di sé il compito di denunciare una situazione nota a tutti, compresi —- con ogni probabilità – i componenti della Commissione della quale l’onorevole è Vicepresidente.

Il signor Di Gangi, pur sempre nell’ambito di una discussione pacata e serena, ha affermato quanto fosse più corretto rivolgersi ai politici, in quanto “detentori del potere”, nel mentre qualche decina di anni fa i contadini sarebbero stati obbligati a rivolgersi “agli uomini d’onore”. In quella occasione, il signor Di Gangi ha, peraltro, percepito l’affermazione, evidentemente assecondante, dell’accompagnatore dell’on. La Vardera “a mafia oggi è la politica”.

L’incontro, per ciò che il signor Di Gangi ha pure riferito presso il Commissariato di PS di Sciacca, laddove si è recato per sporgere querela, si è concluso cordialmente e con l’accordo che l’onorevole avrebbe reperito copia di alcuni documenti relativi alla questione della diga Castello. Insomma, nessun delirio, nessun epiteto, nessuna spocchia, ma solo lo sfogo di un contadino siciliano, tutt’oggi disponibile a raccontare alle Autorità ed a qualunque testata giornalistica la propria versione dei fatti e, soprattutto, ad
accendere i riflettori sulla crisi idrica che coinvolge le comunità di Ribera e dell’intera area e sui dubbi in ordine ai tempi ed ai modi di attivazione della bretella Diga Gammauta – Diga Castello.

Da ultimo, si precisa che il signor Salvatore Di Gangi – scomparso nel novembre del 2021 e padre di Alessandro Di Gangi – non è mai stato condannato all’ergastolo e che ha scontato complessivamente 16 anni di reclusione”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI