La corte d’appello di Palermo ha respinto le richieste difensive di acquisire nuovi atti e ha fissato la data d’inizio della requisitoria nel processo di II grado contro Massimo Ciancimino, imputato di avere riciclato il “tesoro” del padre, don Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso di Palermo.
Il pg Angela Tardio comincerà la discussione, che dovrebbe durare un paio di udienze, il 26 novembre prossimo. Ciancimino fu condannato in primo grado a 5 anni e 8 mesi con le ipotesi di tentata estorsione, riciclaggio e fittizia intestazione di beni. La requisitoria dovrebbe chiudersi entro l’anno, perché uno dei magistrati del collegio giudicante, Silvio Raffiotta, andrà in pensione il 31 dicembre.
L’acquisizione di nuovi atti era stata chiesta dai legali di Ciancimino e del coimputato, il tributarista Gianni Lapis (condannato a 5 anni e 4 mesi). Ciancimino aveva chiesto l’ammissione delle intercettazioni ambientali delle proprie conversazioni con la moglie e con uno dei suoi legali, l’avvocato Roberto Mangano, che proprio a seguito del deposito della documentazione ha rinunciato al mandato.
Le ambientali non erano state nemmeno trascritte perché considerate atti assolutamente inutilizzabili, data la presenza dell’avvocato. “Ho piena fiducia nella magistratura – ha commentato Massimo Ciancimino -. Se i giudici hanno rigettato avranno i loro motivi, anche se io ritenevo che in quelle conversazioni ci fossero elementi a me favorevoli. Non voglio sfuggire a nessun tipo di processo, non cerco scorciatoie né vie di uscita, né prescrizioni, né processi brevi”. (Ansa)