PALERMO – Nove indagati su undici coinvolti nell’inchiesta della Dda di Palermo su un maxiriciclaggio di denaro che mafiosi vicini a Matteo Messina Denaro avrebbero fatto per ripulire i soldi dei clan palermitani sono rimasti in silenzio davanti al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
Gli unici a non avvalersi della facoltà di non rispondere sono stati solo Antonino Putaggio e Leonardo Palmeri che hanno dato ai pm la loro versione dei fatti. Gli altri, da Salvatore e Andrea Angelo, padre e figlio, mafiosi di Salemi al centro dell’operazione, al capomafia palermitano Michele Micalizzi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’inchiesta, oltre a svelare il riciclaggio che sarebbe stato tentato dagli indagati, ha fatto emergere il piano della mafia di acquisire 12 punti vendita della Coop Sicilia, di riciclare lire fuori corso per conto della ‘ndrangheta e di ripulire il denaro di Calogero John Luppino, il re delle scommesse clandestine online, altro fedelissimo dell’ex latitante.
La truffa ai clan
Spunta il sospetto di una maxi truffa ai clan palermitani nell’indagine della dda del capoluogo che la scorsa settimana ha portato a 11 misure cautelari.
Gli inquirenti, che avevano ipotizzato un riciclaggio di 12 milioni di euro realizzato sfruttando la piattaforma bancaria swift, hanno delegato una serie di accertamenti presso l’ufficio Swift Italia e negli istituti di credito Deutsche Bank e Hsbc, ma del denaro che i mafiosi di Salemi avrebbero ripulito per conto dei “cugini” palermitani non c’è traccia. Dodici milioni di euro sarebbero dunque svaniti nel nulla.
Una scoperta che fa pensare qualcuno dei soggetti coinvolti nel piano abbia messo a segno una truffa. Eppure le intercettazioni e un report bancario avevano dato indicazioni precise sul tentativo che Andrea e Salvatore Angelo, imprenditori di Salemi vicini a Matteo Messina Denaro, avrebbero fatto per trasferire il denaro dei boss di Palermo in cambio di una cospicua provvigione.
Mente finanziaria dell’operazione sarebbe stata Giuseppe Burrafato, mafioso col pallino per la finanza, coinvolto nell’inchiesta ma non raggiunto dalla misura cautelare. E proprio attraverso di lui potrebbe essere stata commessa la truffa. I soldi che intercettati i mafiosi avevano detto di avere “in pancia”, quindi di avere incassato, non si trovano.