Ridotta in schiavitù |per prostituzione, altri 2 arresti - Live Sicilia

Ridotta in schiavitù |per prostituzione, altri 2 arresti

A Ramacca, in provincia di Catania
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Si allarga l’inchiesta che nel gennaio scorso ha portato al fermo di due persone, a Ramacca, in provincia di Catania, con l’accusa di riduzione in schiavitu’, tratta e commercio di schiavi, sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo, lesioni personali, induzione alla prostituzione e favoreggiamento della prostituzione. Altre due persone sono state arrestate dai carabinieri. Si tratta di Roberto S. e di Giovanni A: il primo e’ stato condotto presso la casa circondariale di Enna mentre il secondo e’ ricoverato all’ospedale di Avola, in attesa di essere sottoposto ad un intervento chirurgico, ed e’ piantonato. Non si escludono futuri ed ulteriori risvolti investigativi.

Le indagini che hanno portato i carabinieri a fare luce su un giro di prostituzione sono state avviate il 22 gennaio scorso e sono scattate in seguito alla denuncia di una giovane rumena, S.I. di 21 anni, che si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania in evidente stato di shock. La giovane donna, che presentava segni di percosse e violenze, racconto’ di essere stata sottoposta a violenze e sevizie, privata della liberta’ personale e ridotta in schiavitu’, presso un ristorante, in contrada Albospino, lungo la SS 288, nei pressi di Ramacca. In quella circostanza vennero arrestati il titolare del locale, un pregiudicato di Enna, Giuseppe D., ed una cittadina rumena Ioana M. I carabinieri, titolari dell’indagine, hanno scoperto che la vittima, giunta in Italia per svolgere un lavoro regolare, venne immediatamente destinata alla prostituzione, insieme ad altre cittadine rumene, ospitate in quella struttura ricettiva. La ragazza, insieme ad altre, con l’inganno, sarebbe stata costretta a prostituirsi sia per le strade che all’interno del locale e nel momento in cui avrebbe cercato di ribellarsi, sarebbe stata minacciata di morte, anche con l’utilizzo di armi, e rinchiusa all’interno dei bagni del locale e costretta in totale stato di schiavitu’, anche con sevizie fisiche, a vendere il suo corpo per pochi soldi.


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