"Rientrato dal Brasile per comandare": arrestato il boss di Pagliarelli

Tornato dal Brasile a Palermo: arrestato il boss di Pagliarelli

Blitz dei carabinieri. Cinque fermi. Giuseppe Calvaruso ha interessi nell'edilizia e in un noto ristorante del centro storico

PALERMO – È appena rientrato dal Brasile dove si era trasferito un anno fa. Giuseppe Calvaruso sentiva di avere il fiato sul collo. Non si sbagliava.

I carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Palermo lo hanno arrestato nella ieri assieme ad altre quattro persone. Sarebbe Calvaruso, che negli ultimi anni ha fatto la spola fra Natal (in Brasile), Riccione e Palermo, il nuovo reggente del mandamento di Pagliarelli.

Chi lo conosce bene di lui diceva che “quando sai che c’è un problema che potrebbe essere imminente te li senti sempre dietro la porta”. Il problema di Calvaruso, 43 anni, erano le indagini dei carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Salvo De Luca e dai sostituti Federica La Chioma e Dario Scaletta.

Un provvedimento di fermo urgente raggiunge anche Giovanni Caruso, 50 anni, Silvestre Maniscalco, 41 anni, Francesco Paolo Bagnasco, di 44, e Giovanni Spanò di 60.

Filippo Bisconti, capomafia di Belmonte Mezzagno e oggi collaboratopre di giustizia, non ha avuto dubbi nel riferire che “prima della riunione del maggio 2018 Mineo mi disse che avrebbe fatto presente nell’eventuale riunione della commissione che i suoi sostituti sarebbero stati Calvaruso o Sorrentino”.

Settimo Mineo, l’anziano boss di Pagliarelli che ha presieduto l’ultima riunione della commissione provinciale di Cosa Nostra, è stato arrestato assieme a Salvatore Sorrentino, capo della famiglia del Villaggio Santa Rosalia. Restava libero Calvaruso, volto noto alle forze dell’ordine.

In carcere Calvaruso c’è già stato e ha scontato una lunga condanna per mafia. Seguendo lui i carabinieri arrivarono all’ultimo covo di Giovanni Motisi, latitante dal 1998. Da allora silenzio assoluto attorno al capomafia sparito nel nulla. Qualcuno crede che sia morto, ma la caccia è un capitolo sempre aperto.

Il braccio destro di Calvaruso, suo alter ego a Palermo quando era lontano dalla Sicilia, sarebbe stato Giovanni Caruso. Ma era il reggente a incontrare gli esponenti dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova, Noce, Villabate, Belmonte Mezzagno, a gestire gli affari, a risolvere le controversie e “difendere” chi sceglie la protezione dei boss e non dello Stato. C’era un canale privilegiato di contatto con gli Spadaro della Kalsa.

Il titolare un negozio di detersivi si rivolse a Calvaruso dopo essere stato vittima di due rapine in cinque giorni. Consegnò un video ai mafiosi. I tre autori del colpo furono individuati, rapiti e pestati a sangue. Altre volte al boss si chiedeva l’autorizzazione per aprire un’attività commerciale, come nel caso del titolare di un negozio di alimentari, o per recuperare una macchina rubata.

La prima cosa di cui Calvaruso dovette occuparsi all’indomani dell’arresto di Mineo fu il sostegno economico alle famiglie dei detenuti. In tanti vivono con i soldi della mafia: dai parenti di Gianni e quelli dello stesso Sorrentino.

Il rientro a Palermo di Calvaruso, secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia, è servito anche per gestire alcune attività di cui sarebbe il dominus occulto fra cui un’impresa edile e un ristorante in una delle più belle piazze del centro storico di Palermo.

Ma il più grosso affare in ballo è quello che lo ha visto impegnato nel tentativo di convincere un cittadino singaporiano a investire nel settore edile e turistico-alberghiero in Sicilia. Ed è per i contatti di Calvaruso con l’estero (Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Brasile) che, secondo i pm, c’era il pericolo di fuga che ha fatto scattare il fermo.


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