CATANIA – L’emergenza sta rientrando, almeno quella degli ultimi quattro giorni: in poche ore le più di mille tonnellate di rifiuti indifferenziati raccolti agli angoli delle strade sono state raccolte e spedite alla discarica di Lentini. L’impianto chiuso da giorni ha ripreso a funzionare ieri mattina grazie al via libera della Regione. Ma la partita rischia di essere solo all’inizio: i problemi del sistema di smaltimento dei rifiuti e la bocciatura del piano del governo Musumeci rischiano di fare tornare alla casella di partenza il sistema di gestione dei rifiuti siciliani.
I rifiuti catanesi
Solo nella giornata di ieri a Catania sono stati raccolte 700 tonnellate di rifiuti indifferenziati: “Siamo al lavoro dalle cinque del mattino – dice Andrea Barresi, assessore all’Ecologia del comune di Catania – e diverse tonnellate di spazzatura sono state già inviate all’impianto di Lentini”. La quantità di immondizia sparsa per le strade di Catania è stata stimata in mille tonnellate, e i tecnici del comune prevedono di raccogliere tutto e tornare alla situazione di partenza in quattro – cinque giorni.
L’idea è di riportare la situazione alla normalità e continuare con la differenziata: “Stiamo ripulendo e sanificando le tante microdiscariche – dice ancora Barresi – poi torneremo al piano di partenza, ovvero l’attuazione della differenziata su tutto il territorio comunale dal primo settembre. L’obiettivo è il 40 – 50 per cento di rifiuti differenziati rispetto al 23 per cento di oggi”.
L’impianto di Lentini
La causa della crisi degli ultimi giorni, con discariche sparse agli angoli delle strade e cassonetti dati alle fiamme, è stata una combinazione sfortunata. Da un lato, la partenza della raccolta differenziata nelle zone di Ognina e Picanello, dove il 29 maggio sono spariti i cassonetti. Dall’altra, lo stop agli ingressi nella discarica di Lentini per l’eccessiva saturazione dell’impianto, che ha causato l’accumularsi dell’indifferenziato, che per giorni non è stato raccolto.
La situazione sembrava avviata verso un’altra crisi con l’immondizia a marcire all’aperto per giorni, ma il primo giorno di giugno la Regione ha sbloccato la situazione autorizzando lo spostamento di rifiuti da Lentini verso altre discariche. Nell’impianto gestito da Sicula Trasporti, i rifiuti indifferenziati di Catania e di altri 150 comuni della Sicilia orientale sono sottoposti a Tmb, trattamento meccanico-biologico, per poi essere spediti verso altri impianti di trattamento e stoccaggio. Ma ad autorizzare i flussi di entrata o uscita dei rifiuti da Lentini è la Regione, e in questi giorni, visto che anche gli altri siti sono in difficoltà per la spazzatura ricevuta, il Tmb era arrivato al limite della capacità.
I prossimi mesi
Il rischio quindi è che tutto possa bloccarsi di nuovo, e per questo l’Amministrazione sta cercando di correre ai ripari. “Puntiamo molto su differenziare il più possibile – dice Barresi – in modo da non dovere più conferire tutti questi rifiuti indifferenziati. Abbiamo, inoltre, attivato e intensificato la videosorveglianza, per multare chi non conferisce in modo corretto i rifiuti”.
Ma nel mirino c’è anche il sistema dei trasferimenti a discariche esterne. In questo momento, per “esportare” la raccolta indifferenziata qualsiasi comune deve interfacciarsi con le Srr, Società per la regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti, che hanno il ruolo di stazione appaltante. Un sistema farraginoso in cui sta cercando di mettere mano anche l’assessore regionale all’Energia Daniela Baglieri, con dei tavoli tecnici per coordinare le 18 Srr siciliane.
Nel frattempo, il comune di Catania cerca il modo di snellire il processo: “Ho dato mandato ai miei uffici – dice l’assessore Barresi – di trovare i mezzi tecnici e giuridici per esportare direttamente i rifiuti. Purtroppo non è facile, perché ci scontriamo con i mali endemici del sistema degli ultimi 100 anni”.
Il problema è che questo sistema rischia di tornare più forte che mai nei prossimi giorni. Il piano dei rifiuti del governo Musumeci, infatti, è a un passo dalla bocciatura da parte della Commissione europea, che ha parlato della mancanza, nel progetto, di “informazioni sufficienti sul tipo, la quantità e la fonte dei rifiuti prodotti sul territorio e una valutazione dello sviluppo dei flussi di rifiuti in futuro”. In Sicilia, in altre parole, non si ha idea di quanti e quali rifiuti vengono prodotti. E questa mancanza di idee rischia di costare 35 milioni di euro, ovvero i fondi europei per lo sviluppo.