CATANIA – In fondo, la Tari di Catania è già la più alta d’Italia e peggio di così non può andare. Ma se i cittadini etnei pagano tanto è anche per via delle illegalità che insidiano il mondo della spazzatura. Nel caso di oggi: un sistema parallelo di raccolta e smaltimento dell’immondizia. A spese di Palazzo degli elefanti.
È tutto descritto nella richiesta di custodia cautelare firmata dal sostituto procuratore Giuseppe Sturiale e dall’aggiunto Ignazio Fonzo. La giudice per le indagini preliminari ha accordato sette misure cautelari nei confronti di altrettante persone.
I nomi degli indagati
Tutte indagate, a vario titolo, per traffico organizzato di rifiuti, truffa e falso commesso da pubblici impiegati. Si tratta degli operai della raccolta della spazzatura a Catania Andrea Pirrello, Aldo Basso, Lorenzo Costanzo, Pasquale Licandro e Salvatore Santonocito; del proprietario dell’area dove veniva accumulata l’immondizia Salvatore Luvarà; e dell’imprenditore di Augusta Giacomo Di Grande.
Il meccanismo svelato dall’inchiesta denominata Calliope era abbastanza semplice: spacciare i rifiuti di alcune aziende private per quelli raccolti nel capoluogo etneo e conferirli nella discarica della Sicula Trasporti, in contrada Codavolpe a Lentini, a spese del municipio etneo. Che tanto con l’immondizia ha già i suoi problemi.
Da dove parte l’inchiesta
È gennaio 2022 quando i responsabili della Dusty, la società che all’epoca gestiva la raccolta della spazzatura in parte del territorio della città di Catania, si presentano dai carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico.
Raccontano di avere notato una “attività organizzata di illecita gestione dei rifiuti” a opera di alcuni dipendenti dell’appalto del capoluogo etneo. Dopo che la Sicula, a dicembre, aveva rigettato parte di un carico di immondizia poiché non conforme ai requisiti, la ditta privata aveva fatto partire i suoi accertamenti.
Le prime investigazioni
Coi primi risultati, frutto anche del lavoro di una società privata di vigilanza, l’impresa catanese si era presentata dai militari: c’era qualcosa che non andava, alcuni mezzi si fermavano troppo spesso in un deposito di via Calliope, a pochi metri dal cimitero di Catania. E lì erano stati documentati trasbordi di immondizia.
C’erano dei cassoni pieni di spazzatura che sarebbe stata caricata sui camion della Dusty e portata, per il conferimento, nella discarica di Lentini. L’impianto è in amministrazione giudiziaria dopo il coinvolgimento di Antonello e Salvatore Leonardi nell’inchiesta Mazzetta sicula, su un giro di corruzione per la gestione del pattume di mezza Sicilia.
È da questo punto che parte l’indagine prima dei militari del Noe, che ipotizzano “anche la possibile complicità di uno o più soggetti interni alla stessa Sicula Trasporti, con il compito di «agevolare» la ricezione e la «canalizzazione» dei rifiuti all’interno della sede degli impianti in questione”.
Le carte passano poi ai finanzieri del Gico, che lavorano per “individuare la rete di soggetti concorrenti e/o conniventi”. A monte, cioè tra chi avrebbe risparmiato a spese del Comune (e quindi dei catanesi, che per legge devono pagare con la Tari l’intero costo dello smaltimento dei rifiuti). E a valle, cioè tra chi non avrebbe fatto il suo dovere di controllore.
I rifiuti costano caro
Nei primi mesi del 2022 i mezzi della Dusty vengono localizzati, apparentemente senza nessun motivo, prima nella sede della Imprimet, alla zona industriale, e poi in via Calliope. Cioè il “garage”, come viene chiamato dagli indagati.
Lì vengono immortalati gli autocompattatori dell’impresa catanese mentre caricano gli “scarrabili” pieni di immondizia che, nei formulari, viene indicata come “rifiuto indifferenziato proveniente da discariche rilevate nel territorio del Comune di Catania”.
Ogni scarrabile vale circa dieci tonnellate di rifiuti. Al costo di conferimento – ai tempi, oggi è raddoppiato – di 180 euro a tonnellata. Solo a gennaio 2022, “la rotta che va da via Calliope alla Sicula Trasporti ha visto conferite, complessivamente, otto casse cariche di rifiuti”. A spanne: ottanta tonnellate.
Le altre società
Oltre alla Imprimet, gli investigatori puntano i fari su altre due aziende. La prima è la Cdl Ecologia, una azienda con sede legale a Floridia e sede operativa in contrada Biggemi, in territorio di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, a due passi dalle raffinerie.
L’azienda – nel 2022 sottoposta a sequestro preventivo per opera della Gdf di Siracusa – è amministrata dal megarese Giacomo Di Grande e si occupa di riciclaggio di rifiuti solidi. Trasforma, cioè, gli scarti in materiali edili. Il processo produttivo, si legge nell’autorizzazione ambientale, prevede anche la “separazione di frazioni estranee e lo smaltimento verso terzi”.
Secondo le accuse, Di Grande avrebbe portato i suoi rifiuti in via Calliope, a Catania: lì, tramite i mezzi nelle disponibilità di Salvatore Luvarà, avrebbe trasferito i rifiuti nei “gasoloni” della Dusty e, da lì, avrebbe accettato che la sua spazzatura venisse mischiata con quella dei catanesi. Al costo, informale, di 500 euro per ogni cassone. Un affare.
Stesso ragionamento sarebbe stato fatto dall’ultima delle società coinvolte nel sistema, secondo gli investigatori: la Fey srl, la società produttrice di materiali plastici amministrata dal cittadino cinese Tiguang Chen.
Quest’ultimo è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine: è stato indagato, in passato, per ricettazione e sfruttamento della prostituzione. A differenza che nel caso di Di Grande, però, gli scarti di Chen sarebbero stati ritirati direttamente a domicilio.