PALERMO – Sindaci riuniti sotto Palazzo d’Orleans per chiedere un intervento del presidente della Regione Nello Musumeci: sono i primi cittadini dei comuni tagliati fuori dalla discarica di Bellolampo, che da due giorni fronteggiano un’emergenza rifiuti. Dopo aver trovato chiuse le porte di una discarica nel catanese i sindaci lanciano l’allarme rosso per la raccolta dell’immondizia, che già nei prossimi giorni potrebbe rimanere per strada.
Il problema nasce dal contenzioso tra due società private che trattano i rifiuti. In seguito alla saturazione di Bellolampo è stato vietato a cinquanta comuni tra il palermitano e il trapanese, tra cui Alcamo, Bagheria e Termini Imerese, di conferire nella discarica palermitana, obbligandoli a trattare i propri rifiuti in un impianto mobile della Ecoambiente Italia Spa. Dopo il trattamento i rifiuti devono essere trasferiti in una discarica di Motta Sant’Anastasia gestita dalla società Oikos, con un aumento dei costi legato al trasporto che i sindaci hanno denunciato fin dalla fine di dicembre. Due giorni fa però arriva la crisi: Oikos ha chiesto una garanzia bancaria o assicurativa di quasi due milioni di euro che Ecoambiente non è in grado di dare, e il contenzioso ha avuto l’effetto di chiudere la discarica nel catanese a tutti i rifiuti provenienti dagli impianti di Ecoambiente, tra cui quelli dei cinquanta comuni. I quali ora non hanno più un luogo in cui conferire la propria immondizia.
“Abbiamo tutti i compattatori pieni, non sappiamo come fare la raccolta in tutto l’abitato, dunque da domani siamo in allarme rosso per le condizioni igienico sanitarie”: il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina è tra i primi cittadini riuniti davanti a Palazzo d’Orleans per chiedere un intervento al presidente della Regione Musumeci. “Siamo nei guai dai mesi di dicembre – dice Lapunzina – quando abbiamo dovuto accettare questo contratto capestro che prevedeva il trasferimento dei rifiuti a Catania. Da due giorni non abbiamo nemmeno questo, per una disputa che vede contrapposte due società private. È una situazione insostenibile, non possiamo mantenere i rifiuti per strada”.
Stessa situazione anche a Bagheria, dove il sindaco Patrizio Cinque sostiene di avere autonomia fino a domenica: “Facendo la differenziata ancora non siamo in emergenza nella nostra città, ma ci entreremo a breve se non ci aprono le discariche e saremo costretti a saltare i giorni di raccolta del non differenziabile. Manifestiamo perché vogliamo avere, come tutti i comuni siciliani, una discarica in cui portare i nostri rifiuti. E poi vorremmo non essere sottoposti a questo cappio relativo al costo, perché ci sembra non competitivo. Ci troviamo tra l’incudine e il martello di due società private – conclude Cinque – e per questo chiediamo l’intervento della Regione”. Un intervento chiesto anche da Antonio Rini, sindaco di Ventimiglia: “Le conseguenze della guerra tra i privati Oikos ed Ecoambiente finiranno per essere pagate dai cittadini, con l’aumento ormai certo della Tari, ma anche con l’immondizia lasciata per le strade”.