PALERMO – “Non è una protesta di categoria, ma per i diritti di tutti i cittadini”: i presidenti delle camere penali siciliane, riuniti in toga fuori dal tribunale, protestano contro la riforma del codice di procedura penale, approvato con un voto di fiducia al senato e pronto per il passaggio alla camera. Tra i punti contestati, il cambiamento dell’istituto dell’ammissibilità in appello, l’allungamento dei tempi di prescrizione e la maggiore facilità di utilizzo di alcuni strumenti informatici, come il processo telematico o l’utilizzo di specifici software per le intercettazioni, che diminuirebbero i diritti dei cittadini nel processo penale.
Tutti in toga. Gli avvocati penalisti siciliani, i primi in Italia a fare una manifestazione regionale contro il progetto di riforma del codice di procedura penale, si radunano alle spalle del tribunale di Palermo e agitano cartelli con cui manifestano la propria opposizione ai punti della riforma. Gli oratori si alternano, brevi interventi di pochi minuti in cui vengono esposte non solo le motivazioni tecniche della protesta, ma anche il contesto più generale in cui inserire la manifestazione. Il problema, ripetono, non è tecnico, ma di diritti dei cittadini, che, se la riforma dovesse passare, vedrebbero molto diminuite le proprie garanzie all’interno del processo penale.
“Tutte le volte che c’è una proposta di riforma del codice di procedura penale – dice Salvino Pantuso, vice presidente della camera penale di Palermo – ci troviamo costretti a riproporre i motivi della nostra protesta”. I problemi sollevati da Pantuso e da tutti i colleghi siciliani radunati a Palermo riguardano soprattutto tre punti: la riforma dell’appello, le nuove norme che faciliterebbero le intercettazioni e l’allungamento dei tempi di prescrizione. Per gli avvocati, il disegno di legge diminuirebbe le garanzie per gli imputati nei processi, rischiando inoltre di riempire le carceri e di aumentare il carico di lavoro di cancellerie e tribunali.
Per i rappresentanti delle camere penali, la riforma dell’appello potrebbe aumentare la discrezionalità del giudice nel dichiarare inammissibili alcuni ricorsi. “Questo può avere senso in cassazione – dice Salvino Pantuso – dove il giudizio di ammissibilità riguarda aspetti di diritto. Ma in appello, dove si dovrebbe discutere nel merito del processo, l’inammissibilità è una contraddizione in sé”. Nuove norme sono previste anche sull’utilizzo di programmi speciali per le intercettazioni. Alcuni software, detti trojan, permettono di fare partire automaticamente un’intercettazione nel momento in cui vengono pronunciate alcune parole chiave. “Da quel momento il cittadino viene registrato – dice Pantuso – anche se è estraneo a fatti di giustizia”. L’autorizzazione da parte di un magistrato per l’utilizzo delle intercettazioni è ancora prevista nel nuovo codice di procedura penale, ma può avvenire solo a posteriori: “Nel frattempo si viene sottoposti a intercettazioni, sia ambientali che telefoniche, e sappiamo – dice Pantuso – che queste intrusioni nella vita privata delle persone, al di là degli aspetti giudiziari, hanno delle conseguenze gravissime in termini di vita personale e familiare”.
Il terzo punto su cui i penalisti protestano è l’allungamento dei tempi di prescrizione, che nel progetto di riforma vengono estesi fino a tre anni rispetto ai limiti odierni. Un istituto che, dice Pantuso, ha avuto negli ultimi anni “un’immagine negativa”, ma che invece è a tutela del cittadino: “La prescrizione non è il prodotto di un’attività di difesa, ma è solo la decorrenza dei termini – dice Pantuso – significa che il giudice non è stato in grado di arrivare a sentenza in tempi ragionevoli”. Allungando i termini di prescrizione, però, cadrebbe ogni relazione tra il reato commesso e il tempo che lo Stato impiega a giudicarlo.
Quello che tutti ciascun presidente siciliano di camera penale tiene a sottolineare, però, è che questi cambiamenti, se dovessero essere adottati, porterebbero a una diminuzione dei diritti dei cittadini. “Il processo penale deve essere caratterizzato da immediatezza e oralità – dice Giacomo Frazzitta, presidente della camera penale di Marsala – questa riforma invece va verso il suo contrario, con l’allungamento dei tempi e l’utilizzo di strumenti telematici”. Frazzitta fa riferimento all’idea, contenuta nella riforma, di aumentare l’uso di processi in teleconferenza. In questo modo gli avvocati non potrebbero più trovarsi accanto agli imputati durante il processo.