Riforme, il piano dei renziani |"Agire o la legislatura muore" - Live Sicilia

Riforme, il piano dei renziani |”Agire o la legislatura muore”

Nuova legge elettorale, riduzione dei costi dell'Ars, più poteri ai Comuni. Ecco le dieci proposte del componente della segreteria nazionale del Pd. Che prova a riportare sui contenuti il dibattito, dopo gli stracci volati ieri sul caso Fiandaca.

davide Faraone
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PALERMO – Un altro “decalogo”. Dopo quello contro gli sprechi nella pubblica amministrazione, i renziani propongono per la Sicilia un altro elenco di interventi, stavolta in tema di riforme istituzionali. La proposta arriva dal leader dei renziani siciliani, Davide Faraone, che sul solco dell’impegno del premier a livello nazionale sulle riforme, prova a fare entrare il tema anche nell’asfittico dibattito politico regionale. Con una proposta articolata in dieci punti che comprende tra l’altro lo spunto per una nuova legge elettorale, il superamento del (costosissimo) agganciamento dell’Ars al Senato, il taglio del numero degli assessori e dei direttori.

Si tratta di un ulteriore tentativo di riportare il dibattito politico sul terreno dei contenuti, che arriva proprio all’indomani del durissimo scontro interno al partito scatenato dall’attacco di Crocetta contro la candidatura di Giovanni Fiandaca. La tensione tra i democratici siciliani è ormai alle stelle e il rischio è che la faida infinita si traduca (i segnali ci sono tutti) in una sostanziale paralisi della legislatura. Faraone – che ieri ha stigmatizzato gli attacchi di Crocetta a Fiandaca – su questo punto è molto chiaro: “Noi non possiamo rimanere fermi mentre c’è un processo riformista avviato a Roma. Queste proposte non sono dogmi e vanno discusse, purché le cose si facciano, altrimenti questa è una legislatura che muore”.

Già ieri, in una nota congiunta col vicesegretario Lorenzo Guerini, Faraone ha chiesto “ai dirigenti e ai candidati del Pd siciliano di impegnarsi” nella direzione delle riforme, “invece di attardarsi in inutili e sterili polemiche”. E oggi pomeriggio a Palermo, Faraone accompagnerà proprio il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che parteciperà a un incontro elettorale alle 18 a Villa Filippina. La visita della Boschi, come quella di Delrio dei giorni scorsi, vuole rappresentare proprio l’intento dei renziani siciliani di “agganciare” al percorso riformista avviato a Roma anche l’Isola.

Alcune delle riforme proposte dai renziani possono essere realizzare con legge statutaria, senza bisogno della procedura aggravata prevista dall’articolo 138 della Costituzione, che prevede la doppia approvazione da Camera e Senato. La prima proposta di Faraone riguarda la legge elettorale “che elimini il listino e sia pensata in continuità con l’ Italicum. Si avvii al più presto un dibattito sul doppio turno e sul premio di maggioranza che consenta al Presidente eletto di potere governare”, scrive Faraone. Che propone anche uno “statuto costituzionale delle opposizioni”, per rinvigorire le funzioni di indirizzo e controllo dell’Ars. Terzo punto: l’introduzione di una sorta di “questione di fiducia” anche all’Ars, per permettere al governo di accelerare l’iter di testi normativi importanti.

Quarto punto del “decalogo” riformista è la riduzione del numero degli assessori e delle direzioni regionali. “L’organizzazione del Governo regionale è strutturata su modelli costituzionali superati. Approviamo una nuova legge regionale che riduca al numero degli assessori. Si riduca il numero delle direzioni generali per evitare la frammentazione dell’azione politico-amministrativa, sia istituzionalizzato il coordinamento fra le varie direzioni generali”. Si propone inoltre di introdurre il giuramento del Presidente e degli assessori e di porre fine alla “anacronistica e costosissima equiparazione Ars/Senato”: “Ridurre drasticamente i costi degli apparati burocratici del Parlamento siciliano: nessuno può guadagnare più di quanto spetti al Capo dello Stato!”, si legge nel documento.

La settima riforma riguarda il decentramento: “Dobbiamo combattere i centralismi a cominciare dal centralismo regionale: una mamma regione che pensa di fare tutto ma fa poco e male. Procediamo immediatamente ad attivare il percorso del trasferimento delle funzione amministrative regionale agli enti locali”. L’ottavo punto riguarda la semplificazione legislativa e la trasparenza, il nono la maggiore efficienza della Pubblica amministrazione: “Si stabilisca – si legge nel documento – una volta per tutte che leggi nazionali di riforma della pubblica amministrazione siano immediatamente applicabili in Sicilia senza attendere il “recepimento” da parte del Parlamento regionale”. E infine si chiede una legge che consenta annualmente di adeguare l’ordinamento regionale siciliano così da consentire la piena attuazione delle politiche di sviluppo promosse dall’Unione europea.

 

 

 


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