PALERMO – “Il latitante non poteva incontrarlo”. Vito Gondola tagliò corto. Persino uno dei Riina dovette incassare il grande rifiuto di Matteo Messina Denaro.
Ecco il retroscena del tentativo, andato a vuoto, di contatto fra il padrino corleonese e il capomafia latitante che ai corleonesi ha sempre risposto signorsì. Come quando fu deciso di piazzare bombe in giro per l’Italia negli anni delle stragi in Continente. Stavolta, però, Messina Denaro, se sono vere le ricostruzioni del cugino Lorenzo Cimarosa, avrebbe fatto un passo indietro, in nome di quella prudenza che, come ha raccontato il dichiarante, lo costringerebbe a pensare “solo a stesso e a gestire la sua latitanza”.
“Mi sono recato alcuni mesi fa – ha messo a verbale Cimarosa davanti ai pubblici ministeri Paolo Guido e Marzia Sabella che si occupano della caccia al latitante coordinati dall’aggiunto Teresa Principato – insieme a Nino Lo Sciuto e Peppe Giardina a Corleone per acquistare un Pajero dalla concessionaria di tale Peppe Tufanio (da me selezionata su Internet) – ha proseguito -. Alcuni giorni prima del mio arresto (avvenuto il 13 dicembre ndr), sono tornato a Corleone per alcune riparazioni e il Tufanio mi disse, forse al fine di capire se avevo modo di contattare Matteo Messina Denaro, che vi era stato il ‘genero di Riina’ che aveva cercato di contattare il latitante e che perciò si era rivolto a Vito Gindola (che mi disse di conoscere bene perché questi aveva acquistato in passato dalla sua concessionaria delle macchine ma che il Gondola gli aveva risposto che il latitante nion poteva incontrarlo”.
Cimarosa non specificato di quale genero si tratterebbere. Totò Riina, infatti, ne ha due: Vincenzo Bellomo che vive a Corleone e Tony Ciavarello che si è trasferito in Puglia. Pugliese è Alberto Lorusso, il compagno di cella di Riina. L’uomo con cui il capo dei capi discuteva dei piani di morte contro il pubblico ministero Antonino Di Matteo e gli altri magistrari che si occupano del processo sulla trattativa Stato-mafia. Una casualità oppure le parole di Cimarosa, se risultassero vere, confermerebbero non solo la volontà di Riina di fare uscire ordini dal carcere, ma anche il tentativo di coinvolgere Messina Denaro? Di certo, però, a giudicare da quanto riferito da Cimarosa, ci sarebbe stato il grande rifiuto del latitante. Ed emergerebbe il legame fra quest’ultimo e Vito Gondola, soprannominato Coffa, già condannato per mafia e indicato come il capomafia di Mazara del Vallo.
Dalle indagini dei carabinieri del Ros è venuto fuori che Gondola si sarebbe speso affinché i boss di Castelvetrano ottenessero la loro parte nei lavori per il parco eolico Vento di Vino di Mazara.