CATANIA. E’ ripreso, nel Palazzo di Giustizia di Catania, con l’interrogatorio di un altro dei 28 superstiti nel naufragio del 18 aprile scorso al largo della Libia in cui morirono oltre 750 migranti l’incidente probatorio disposto dal Gip Rosa Alba Recupido nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania sui due presunti scafisti, oggi assenti in aula. Gli indagati sono il ‘comandante’ del peschereccio naufragato al largo della Libia, il tunisino Mohammed Ali’ Malek, di 27 anni, e un componente dell’equipaggio, il siriano Bikhit Mahmud, di 25 anni, detenuti in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Maria Paola Cosentino. Oggi saranno sentiti altri due testi dell’accusa che hanno riconosciuto i due presunti scafisti. Quest’ultimi continuano a proclamarsi innocenti sostenendo di essere dei migranti in viaggio. Il siriano ha però accusato il tunisino di essere il ‘comandante’.
L’incidente probatorio, che serve a ‘cristallizzare’ le dichiarazioni e poterle così riversarle direttamente nell’ eventuale futuro processo, prevede l’interrogatorio in aula di cinque sopravvissuti, anche se agli atti dell’inchiesta della Procura di Catania sono confluite poi le testimonianze di altri superstiti, comprese quelle di alcuni dei quattro minorenni che si sono salvati. Il quinto è un bengalese ricoverato in ospedale e non è escluso che possa essere successivamente sentito in una struttura adeguata se non sarà possibile trasferirlo nel Palazzo di Giustizia. Le indagini sul naufragio sono state delegate a guardia costiera, polizia di Stato, Sco di Roma e squadra mobile di Catania. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Giovanni Salvi e dai sostituti Rocco Liguori e Andrea Bonomo.