Rita, il Pd e Raffaele - Live Sicilia

Rita, il Pd e Raffaele

Nella storia recente di Rita Borsellino in corsa per la sindacatura, c’è un netto contrasto ancora nascosto sotto la polvere dell’opportunità: il dissidio potenziale e ad orologeria tra una persona portatrice della rappresentanza di un mondo comunque radicale e la macchina consolidata di un partito che deve accettare la via dei compromessi, per sopravvivere in una terra difficile. Rita Borsellino non sarebbe pienamente se stessa se non evocasse una rottura rispetto alla cosiddetta vecchia prassi politica. Il Pd non sarebbe tale se non fosse immerso nella necessità di far quadrare il bilancio tra le vette del principio e i mezzi concreti che giustificano il fine di una vittoria elettorale. Un esempio plastico del contesto è dato dal rapporto dei democratici con Raffaele Lombardo, elemento sui cui i protagonisti di questa vicenda, al momento, preferiscono alludere più che dire.

Si sa che nella signora Borsellino è fortissima la pregiudiziale anti-lombardiana che discende da un’etica ferrea, riassumibile in alcuni interrogativi. Che coerenza c’è in un legame con l’avversario che fu, se – quando era il nemico – per lui vennero forumulati giudizi negativi e irrevocabili? E’ immaginabile che il governatore della Sicilia abbia revocato l’irrevocabilità di quei termini di paragone con comportamenti virtuosi? La risposta è nelle valutazioni di disvalore che la candidata in  pectore ha più volte ripetuto. D’altra parte, nelle contestazioni di un’inchiesta a carico del presidente della Regione, è possiibile orecchiare il passaggio di personaggi e l’attuazione di scenari che – a prescindere dall’effettivo rilievo penale – non sembrano indirizzati verso un cammino di redenzione a opera di colui che il segretario del Pd tuttora in carica definì “l’altra faccia del Cuffarismo”.

Espressa così, la questione si fa spinosissima. Se Rita Borsellino (oggi pomeriggio è prevista una ghiotta conferenza stampa) affonderà il coltello nella contraddizione che si presenta provocherà una diaspora con un alleato che una fetta del Partito Democratico considera essenziale a Palazzo d’Orleans e nella battaglia per il Comune di Palermo. E metterà a rischio la vittoria ventura in termini aritmetici, con regolamentare attribuzione di colpa. Se glisserà sul tema, depotenzierà subito la propria immagine di donna aliena dagli inciuci e, di conseguenza, rinuncerà alla pienezza del suo carisma. Hai voglia di dire che sei il candidato della gente. Come si legge anche nei commenti lasciati dai nostri lettori è proprio la gente a sollecitare chiarezza sul punto.

Probabilmente, la signora Borsellino attenderà di vincere le primarie per dettare la lista della spesa – in quel frangente inderogabile – di eletta dal popolo e dunque estranea e negoziazioni di retrobottega, col bilancino del Cencelli. Sarà il giorno della resa dei conti nel Pd, quando la competitor antilombardiana porrà le sue condizioni non trattabili. Ma forse è proprio lo scenario che si augurano Giuseppe Lupo e Pierluigi Bersani, l’unico stratagemma per uscire in Sicilia dal pasticcio dell’abbraccio con Raffaele, sempre meno compreso dalla base, sempre meno redditizio. Una stretta mortale.


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