Roberta, uccisa a 17 anni. Il sindaco: "Ferisce il mancato pentimento"

L’omicidio di Roberta, “scontro” fra il sindaco e la madre del condannato

"Mancato pentimento" "Mio figlio è innocente"

PALERMO – “La giustizia ha fatto il suo corso. Pietro ha commesso un crimine efferato, è stato condannato in appello al massimo della pena prevista dal nostro ordinamento. Siamo vicini alla famiglia Siragusa, vogliamo che sappiano di poter sempre contare sulle istituzioni e sulla comunità caccamese; siamo consapevoli che la tragedia che li ha colpiti lascia una ferita incolmabile e che niente e nessuno gli restituirà la loro amata Roberta”.

Lo ha detto il sindaco di Caccamo, Franco Fiore, che ieri ha presenziato in tribunale nel processo contro Pietro Morreale, nel quale il Comune si era costituito parte civile assistito dall’avvocato Beatrice Scimeca. Pietro Morreale è stato condannato in appello con l’accusa di avere ucciso la fidanzata Roberta Siragusa di 17 anni e averle dato fuoco.

“Quello che ferisce ulteriormente è che in questi lunghi mesi non ci sia stato alcun gesto di pentimento da parte del Morreale, né alcun gesto di cordoglio o di scuse da parte dei familiari del ragazzo. Come Istituzioni continueremo a lavorare per promuovere relazioni sociali serene e pacifiche fra i cittadini e per prevenire ogni forma di violenza di genere e sui minori – aggiunge il sindaco – Le amministrazioni che si sono succedute nell’ultimo decennio hanno promosso costanti interventi nella lotta contro la discriminazione sociale e la violenza di genere, coinvolgendo le donne, agendo con le associazioni”.

La madre del ragazzo condannato

Ed è arrivata la riposta a distanza della madre di Pietro Morreale. Usa parole dure per difendere il figlio: “Salve, mi presento sono la mamma di Pietro Morreale. Si sono proprio io, la mamma dell’assassino efferato, il mostro, l’orco e quant’altro fino ad ora si è voluto dire. Mi rivolgo al sindaco Franco Fiore che fino a qualche anno fa, io e la mia famiglia stimavamo, principalmente per la sua umanità. Sono molto rattristata per le dichiarazioni che lei in primis ha fatto sulla nostra famiglia e lo dico veramente col cuore. Io, prima come mamma e poi come educatrice, mi ritengo una persona che ha senso civico, morale e soprattutto tanta umanità”.

“Cacciati dal paese”

La donna racconta il clima in cui hanno vissuto in questi anni: “Ci hanno cacciati dal paese e soprattutto ingiuriati senza pietà, non pensando che siamo anche noi, prima persone umane e poi genitori. Signor sindaco, saremmo stati io e la mia famiglia, felici che lei avesse presenziato in questi giorni in quell’aula di tribunale e tanta altra gente che purtroppo non ho visto, penso che una cosa è vedere le cose con i propri occhi e un’altra e sentirsele rapportate. Sa perché fino ad ora mio figlio non ha chiesto scusa e noi non abbiamo mostrato cordoglio per la famiglia Siragusa?”.

Ed ecco la spiegazione, che ricalca quanto detto sostenuto dall’avvocato della difesa, Gaetano Giunta: “Pietro era distante quasi 27 metri da quando Roberta ha preso fuoco. La prima corte ha ipotizzato che Pietro avesse fatto una miccia, ma sempre la corte di primo grado nelle motivazioni, prima dice che dal video non vede nessuna miccia e poi in un secondo momento dice che la miccia non si vede perché è coperta dal muretto e dalla vegetazione. (non è un po’ tanto contraddittoria questa idea?)… un altro dato accertato è che la bottiglia con la quale è stato appiccato il fuoco non era più di due litri, quindi chiediamoci quanta benzina serviva per fare una miccia di quasi 27 metri e cospargere il corpo di Roberta.
Signor sindaco, voglio dirle che già da subito come genitori, abbiamo sempre detto che se mio figlio avesse sbagliato doveva pagare ma con il protrarsi delle indagini, molte prove sono emerse a favore di Pietro. Le uniche colpe che ha Pietro e che ha sempre affermato e dichiarato agli inquirenti, e che già sta scontando da quasi tre anni sono: 1) l’omissione di soccorso, 2) occultamento di cadavere”.

Ed ancora: “Perché si è comportato in questo modo c’è anche una spiegazione, Pietro al momento del fatto ha subito un forte shock ma la corte purtroppo si è rifiutata di fare la perizia psichiatrica (sfiderei chiunque a vivere questa brutta scena). E poi Roberta quando si appartava con Pietro in quel posto, gli diceva: se mi dovesse succedere qualcosa, voglio essere seppellita in questo bellissimo posto. Forse non crederete a queste cose ma purtroppo è la cruda realtà, liberi di crederci o no, ognuno ha libertà di pensiero”.

La lettera si chiude ribadendo l’innocenza del figlio: “Con grande dispiacere mio e di tutta la mia famiglia, siamo coscienti che purtroppo Roberta non c’è più ma non si può attribuire un gesto malsano della ragazza a un altro essere umano che è innocente e non lo dico perché sono sua madre ma perché parlo con cognizione di causa e documenti in mano. Voglio anche dire che continueremo a credere in una giusta giustizia e non a una giustizia mediatica”.

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