Roma non sorride a Musumeci |E Forza Italia parla di rimpasto - Live Sicilia

Roma non sorride a Musumeci |E Forza Italia parla di rimpasto

Il Conte bis può mettere insieme gli oppositori della giunta. Prestigiacomo: “Cambiare gli assessori che hanno deluso”.

Il centrodestra
di
4 min di lettura

Ci ha provato per un pezzo Nello Musumeci a costruire un asse privilegiato con la Lega di governo. Ma la pazza estate del Papeete ha vanificato gli sforzi del governatore siciliano. Lo scacco dato a Matteo Salvini dallo spregiudicato patto tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico, Rousseau permettendo, ha fatto sfumare i piani di Diventerà Bellissima, che molto aveva puntato sul Capitano. Sia per costruire un futuro politico che facesse superare i confini regionali al movimento, sia per rinsaldare il dialogo, fondamentale, con il governo nazionale. E invece, se la piattaforma grillina oggi non farà saltare tutto, a Roma si appresta a nascere un governo che mette insieme i due partiti che all’Ars fanno l’opposizione al governo Musumeci. E questa, malgrado gli assessori regionali abbozzino generici richiami alla collaborazione istituzionale che prescinde dai colori politici, per Palazzo d’Orleans non è una buona notizia.

I musumeciani, per bocca di Ruggero Razza, il più deciso sostenitore della linea filoleghista fin qui, restano saldi sul progetto di riscossa meridionalista lanciato dal presidente della Regione a inizio estate. E fin qui rimasto un proposito o poco più. “Noi lavoriamo perché si superi l’immagine di un Sud piagnone, aprendo l’azione politica a una nuova classe dirigente”, ha ribadito Razza a Livesicilia. Ma ancora di significative sponde alle ambizioni extrasiciliane di Musumeci non se ne vedono.

Piuttosto, il pasticcio estivo conseguente alla rottura di Salvini, ha agitato parecchio le acque nel centrodestra. Che alle consultazioni al Quirinale si è presentato alquanto in ordine sparso. Silvio Berlusconi parlava di voto con il centrodestra unito mentre Salvini ancora inseguiva i 5 Stelle per ricucire e Giorgia Meloni parlava ancora di una coalizione sovranista senza più Forza Italia. Insomma, quando si parla di centrodestra, i singoli partiti della coalizione pensano ognuno a una cosa diversa.

Forza Italia ha aspettato Salvini come il figliol prodigo fino al penultimo minuto. Poi, alla fine, persino il paziente Silvio Berlusconi ha sbottato, accusando il “Capitano” spiaggiato di consegnare l’Italia alla sinistra. E così, Gianfranco Micciché, da sempre aspro verso il leghista, ha tolto il silenziatore alle critiche, che l’aria di elezioni aveva imposto. Pure altri si sono accodati. “Mi fa piacere che a livello nazionale tanti colleghi parlamentari non siciliani si stiano scoprendo antisalvinisti”, commenta con una battuta Renato Schifani.

Forza Italia non pensa a rotture ma a riequilibri nella coalizione. “Forza Italia ha fondato il centrodestra e noi rimaniamo saldamente lì – commenta Stefania Prestigiacomo -. Ma è chiaro che se l’alleanza deve proseguire oppure no sarà oggetto di confronto, a breve, viste le posizioni di Salvini e Meloni”.

Rottura no ma chiarimento sì. Il tempo c’è, non essendoci urne all’orizzonte. “Forza Italia ha rimarcato con Berlusconi la sua identità antisovranista”, dice Schifani. E Prestigiacomo: “Il sovranismo e i populismi di destra in Europa si affermano ma non hanno i numeri per governare da soli. Il centrodestra con pesi diversi è stato credibile per oltre vent’anni e ricordo che nelle regioni che governiamo insieme non si registrano certi atteggiamenti e certe prese di posizione”.

Saverio Romano la mette così: “Secondo me cambia tutto. Si parla poco di un fatto: il Movimento 5 Stelle da partito antisistema è diventato partito centrale del sistema. E attraverso la leadership di Conte ha coperto uno spazio che è stato in condizione di dialogare con la destra sovranista e con la sinistra senza pagare dazio. Potrei definire Conte un doroteo al quadrato, se non al cubo, per conservare la gestione del potere”.

E il centrodestra? “Resta uno spazio che in questo momento non è occupato da nessuno che è quello di una forza politica centrista identitaria, non camaleontica come quella di Conte”. Una forza che attiri un elettorato “che si rifugia nell’astensione”, dice Romano, “soprattutto il vecchio ceto borghese”.

Insomma, forzisti e centristi dopo il passo falso dell’alleato che ne ha divorato il consenso, provano a rialzare la testa. E la Sicilia? Dopo l’ubriacatura da crisi nazionale, si potrebbe tornare a parlare di rimpasto. “Il governo regionale esce bene se recupera un’agenda politica con obiettivi chiari – dice Prestigiacomo -. Non credo che ci siano fibrillazioni nella coalizione. La prima emergenza è il lavoro con la drammatica fuga dei giovani. Non so se c’è piena coscienza di questo, tutte le promesse per sbloccare la burocrazia sugli investimenti non hanno seguito. È probabile che serva un rinforzo nella squadra di governo: gli assessori che hanno deluso possono essere cambiati, non è uno scandalo”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI