Scriviamo di Rosy che ha gelato l’esperimento stranamente genetico di un partito di intransigenti assimilato a un presidente su cui ci sarebbero da aprire parentesi perfino graffe e ci viene in mente Anna. Sì, Anna che scese in campo per affrontare il drago e poi scelse di stringergli la mano, di scaldarsi al fuoco del suo alito, di accettare il dorso squamoso del politico che – in un’altra vita – era stato l’avversario da sconfiggere. E non è che apparentiamo Raffaele a un drago, nulla sapendo dell’odore del suo fiato. E’ che i toni di Anna Finocchiaro, nei giorni caldissimi della sfida per Palazzo d’Orleans, la mettavano proprio sul registro epico. Non una lotta elettorale. Semplicemente, il male contro il bene.
Ecco uno stralcio: “Lombardo è temibilissimo perché ha costruito un sistema di potere clientelare spaventoso che ha riportato la Sicilia al Medioevo”. Opposto il tono di Anna in un’altra puntualizzazione: “Così come ho messo la faccia quando mi sono candidata contro Raffaele Lombardo, oggi metto la faccia per dire quello che penso: il Pd in Sicilia sta facendo la cosa giusta al momento giusto. In questa fase il nostro partito dovrà essere vigile sentinella, ma anche protagonista incalzante del cambiamento”. A proposito di facce. Si capisce la differenza di coloriture e di espressioni. Si comprende l’alternanza fisiognomica. Ma talvolta – per quanto sia lecito mutare parere – si ha l’impressione che la stessa faccia sia come dislocata e frammentata in cento pezzi. Irriconoscibile.
E pensare che c’è una teoria esistenziale che ritiene le donne migliori degli uomini. Più sensibili, più attente, più oneste. C’è voluta Rosy Bindi – crudelmente schernita in virtù delle sue fattezze mascoline – per ridare vigore alla filosofia suddetta, per spiegare agli stolti cos’è davvero il cuore di una donna. Di una diversamente donna.