Rotoli, bare con le foto appese|Il viaggio nella città dei morti - Live Sicilia

Rotoli, bare con le foto appese|Il viaggio nella città dei morti

Le salme in attesa. Il sovraffollamento. Le lacrime si mischiano alla rabbia.
PALERMO - IL REPORTAGE
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5 min di lettura

PALERMO– Una delle strade che porta alla città dei morti è sfrontata e piena di vita. C’è il luccichio azzurro sullo sfondo. I ragazzi si tengono per le mani e camminano con i vestiti leggeri dell’estate. Qualcuno si abbraccia con un trasporto che starebbe bene in una canzone di Baglioni. Il profumo del mare invita a un respiro di profondità.

Sulla porta della città dei morti, al cimitero dei Rotoli, in un giorno qualunque della settimana, c’è un papà con tre bambini. Vanno a trovare qualcuno. La bambina ha una rosa rossa nella mano sinistra, mentre nella destra regge una bambola che la protegge dai sogni cattivi. Bisbigliano per non farsi sentire, perché il dolore ha bisogno di note lievi.

Le bare con le foto appiccicate

Entrando, c’è subito il deposito. Ma, prima ancora di vederlo, ne percepisci l’odore penetrante. Se ti avvicini, ti prende un capogiro. Intanto gli occhi si abituano all’oscurità che sa di muffa. Ecco le bare accatastate, conservate per la sepoltura che verrà, in attesa di un posto al momento non disponibile. (GUARDA LE FOTO)

Come si esercita il rito della pietà? Come si riconosce colui che non c’è più? Davanti a quale feretro devi soffermarti per dare libero sfogo alla sofferenza?

La necessità aguzza l’ingegno. Ci sono delle foto appiccicate alle casse, come per una lapide di fortuna. Le immagini dei cari estinti penzolano, attaccate con il nastro adesivo. Qualche immaginetta è caduta e potrebbe essere calpestata. Chi se ne accorge la raccoglie, con un gesto di dignità. Se può, la colloca dove era a riposare, altrimenti chissà.

Più in là, sul viale a sinistra, c’è un altro slargo che accoglie i defunti che non hanno una dimora. Siamo all’aperto, l’odore si avverte di meno, ma c’è. Stavolta le bare sono organizzate con un ordine maggiore. E ti accolgono in fila come gli studenti di una scolaresca in gita.

I cinquecento nel limbo

Secondo la cronaca fin qui disponibile, sono circa cinquecento i nomi nella lista del popolo dei Rotoli sospesi nel limbo, senza avere avuto ancora accesso alla tumulazione. In più, il forno crematorio, protagonista di una vicenda fin qui non troppo fortunata, non è in funzione.

Il posto fisso e i precari della morte

Ognuno che ha perso qualcuno ha bisogno di un luogo sereno per esercitare il diritto al lutto. Di un posto che sia suo e che consenta di appartarsi. Qui, per troppi, non è possibile. Qui viene imposta dagli eventi una promiscuità che è una devastazione aggiuntiva.

C’è una famiglia vestita di nero nel deposito vicino all’ingresso. La perdita è recente. Piangono sottovoce, stretti in un angolo. Piangono e si disperano, con estrema discrezione. Come la città dei vivi, anche la città dei morti ha il suo censo. I trapassati che possono contare su una tomba di famiglia viaggiano veloci. Gli altri, in buona parte, aspettano. Niente posto fisso. Sono i precari dell’oltretomba.

Le parole dell’assessore ai cimiteri

Roberto D’Agostino, assessore comunale ai cimiteri, ha promesso una svolta, chiacchierando con LiveSicilia: “La situazione è questa. Abbiamo la lista dei defunti destinati a una tomba di famiglia che scorre velocemente. Poi ci sono i loculi ipogei, prefabbricati e interrati, che rappresentano una soluzione importante. Il nostro problema è un basso coefficiente di rotazione delle salme, perché ci sono dei tempi tecnici di attesa, stabiliti dalla legge, che alcune tipologie di sepoltura hanno reso più lunghi. Penso che il progetto, a buon punto, del cimitero di Ciaculli sarà essenziale. Sul forno crematorio stiamo provvedendo con una sistemazione definitiva, non con i pannicelli caldi, per renderlo davvero funzionale. Stiamo lavorando sodo”.

La storia di Laura

Alla fine del maggio scorso, Laura Ammannato, palermitana colpita da un grave lutto, scriveva su Facebook l’amarezza della sua esperienza: “In pieno lockdown, è venuta a mancare mia zia. L’ultimo saluto, per ovvie ragioni, fu impossibile. Oggi volevo portarle un fiore. Al cimitero dei Rotoli cataste di salme in attesa di tumulazione. Ho chiesto informazioni per individuare quella di mia zia. Mi è stato indicato un deposito dove l’accesso era di fatto impraticabile. Non so dove ho trovato la forza di stare in piedi. Ho cercato tra le centinaia di foto attaccate alla meno peggio sulle casse. Ho visto cose che voi umani… Tutto era inaccettabile, indegno ed estremamente doloroso”.

La speranza di Franco

Le memorie dei Rotoli si sovrappongono alla cronaca. L’ex direttore, Franco Marchese, aveva il suo ufficio di competenza e più in là la tomba dell’amatissima moglie. “Ogni giorno – raccontava – passo da lei. Vado e trovarla e le parlo come se potesse ascoltarmi. Le dico tutto. Che cos’è la morte? Il riposo di una vita vissuta fino in fondo, a parte la sofferenza e la speranza di ritrovarsi nell’eternità con i compagni più cari e amati con cui abbiamo camminato insieme”.

Il cavalluccio a dondolo e la rabbia

Ma, nonostante tutto, il pellegrinaggio delle anime dolenti è ininterrotto, perché il sentimento della perdita solo qui trova la speranza del ricongiungimento. Ai depositi, alla fine della mattinata, non c’è quasi nessuno. Chi c’è esprime una rabbia giustificata. L’eco della protesta mischia espressioni come “Mancanza di dignità”, “Non possiamo nemmeno piangere in pace”.

Più gente si va addensando tra le lapidi normali. Ci sono una mamma e un papà che pregano per la figlia bambina andata via nemmeno un anno fa. Offrono all’amore parole che non è lecito ripetere, perché l’eternità le custodisce. Prima del congedo, la madre spolvera un cavalluccio a dondolo che tiene compagnia a colei che non c’è più. Il padre si bacia tre volte le nocche della mano destra. E poggia il palmo sul cuore.


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