CATANIA- È davvero senza sosta quella che ormai a Catania è conosciuta come la guerra della Sac. L’ultimo atto è l’esposto-denuncia presentato il 23 novembre alla Procura della Repubblica di Catania da parte della Camera di Commercio di Siracusa, che della società di gestione dello scalo etneo detiene una quota proprietaria del 12.5%.
Cuore dell’azione è, si legge nell’esposto, «lo “stravagante” iter attraverso il quale si è giunti, lo scorso 6 settembre 2012, alla nomina del consiglio di amministrazione della Società Aeroporto di Catania S.p.A. (S.A.C.) e, più in generale, alla inopinata cristallizzazione – per un periodo temporale molto lungo (quattro anni) – degli assetti decisionali interni alla Società, a capitale interamente pubblico, di gestione dell’aeroporto catanese».
La Camera di Siracusa, tramite il suo presidente, Ivan Lo Bello, che è anche vice presidente nazionale di Confindustria, lamenta la «sequenza procedimentale caratterizzata da evidenti profili di illegittimità dietro i quali appare emergere una diffusa illiceità quale nota distintiva delle scelte adottate, a vario titolo, dai protagonisti di questa vicenda. Antefatti, tempi e modi dell’intero iter procedimentale sono contraddistinti da opzioni che intenzionalmente non paiono essere state adottate in ossequio ad un preminente interesse pubblico, bensì in violazione del principio generale di imparzialità».
Al microscopio è finito il patto parasociale (siglato il 21 agosto 2012 e reso pubblico on line solo il successivo 5 settembre, il giorno prima di una decisiva assemblea dei soci) fra le Camere di Catania e Ragusa e l’Asi di Catania (oggi Irsap), un accordo quadriennale che «non solo realizza, di fatto, la totale estromissione di tre soci pubblici (le province regionali di Catania e Siracusa, e la C.C.I.A.A. di Siracusa) dalle scelte in materia di nomina degli amministratori, ma anche consente alle parti contraenti (e, in particolare, ad una sola di esse, la C.C.I.A.A. di Catania), per quattro anni, di determinare univocamente le scelte amministrative della Società, a prescindere da qualunque valutazione del sottostante interesse pubblico, nonché degli stessi interessi sociali».
Palese per Lo Bello l’obiettivo del patto parasociale: «alterare, innanzitutto, la formazione delle maggioranze assembleari, sì da realizzarne una stabile (saldamente controllata dalla C.C.I.A.A. di Catania)». In ogni caso, quale commissario straordinario, Fausto Piazza non avrebbe potuto impegnare l’ente per un lasso di tempo così lungo, perché gli atti di un commissario non possono vincolare gli organi ordinari regolarmente eletti non appena insediati.
L’esposto evidenzia altresì la presunta «“anomalia” di un accordo stipulato fra soggetti che non erano legittimati a siglarlo; e come, attraverso questi “anomali” sindacati di voto – ancora non conosciuti dalle altre componenti sociali in occasione dell’assemblea del 6 settembre 2012 -, si sia determinata, con l’inganno, un’artificiosa influenza sulle determinazioni dell’Assemblea della S.A.C.». Assemblea che vide la rimozione del presidente e amministratore delegato della società, Gaetano Mancini, e la sua sostituzione con Giuseppe Giannone quale presidente e Nico Torrisi quale ad. Esito comunque sospeso giovedì scorso dal Tribunale di Catania.
Sarà ora la Procura a valutare se la ricostruzione avanzata dalla Camera aretusea dell’operato di Fausto Piazza, Alessandro Gambuzza (presidente della Camera iblea) e Giovanni Spampinato (Asi) abbia o meno profili penali. Reati ipotizzati nell’esposto: illecita influenza nell’assemblea, usurpazione di pubblici poteri e abuso d’ufficio.
Raggiunto telefonicamente da LivesiciliaCatania, Fausto Piazza ha replicato evidenziando «d’essere stato chiamato a fare il commissario straordinario della Camera di commercio di Catania, che detiene il 37.50% di quote della Sac. Ovvio che debba fare gli interessi della Camera di Catania, mica di quella di Siracusa, difendendola dai tentativi di altri che avrebbero voluto accaparrarsi il controllo della Sac con quote minime. Ho fatto quel che era giusto fare per la Camera e per la città di Catania».
Sul particolare che il Tribunale abbia sospeso la delibera assembleare della deposizione di Mancini, Piazza non si è sbilanciato. «Ne prendiamo atto», ha dichiarato, «siamo rispettosi e ossequiosi della legge».