PALERMO – L’interrogazione è datata ottobre 2015. Dopo quasi un anno, il governo nazionale ha risposto ai quesiti sollevati dai senatori di Italia dei Valori Alessandra Bencini e Maurizio Romani. I due parlamentari hanno puntato il dito contro la scorta di Silvana Saguto, il magistrato finito al centro dell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia. Dopo un anno, il sottosegretario alla giustizia Federica Chiavaroli ha confermato: “Alla Saguto è stata confermata la scorta, anche se il livello di protezione è più basso”.
I parlamentari avevano chiesto al ministro della Giustizia di verificare se “l’ex presidente della sezione misure cautelari del Tribunale di Palermo Silvana Saguto godesse ancora del servizio di scorta ed, in caso, di revocare tale misura”. Nell’atto parlamentare si ricordava anche che “il ministro ed il Procuratore generale della Corte di Cassazione Pasquale Ciccolo hanno promosso l’azione disciplinare contro il magistrato Silvana Saguto sulla base di una serie di capi di imputazione di enorme gravità che hanno spinto a chiedere la sospensione cautelare delle funzioni ed il collocamento fuori dai ruoli della magistratura, e che lo stesso ministro si è espresso pubblicamente contro la violazione dei doveri di imparzialità e correttezza contestando l’uso distorto della funzione giudiziaria per interessi privati”.
La risposta della Chiavaroli è arrivata ieri. Il sottosegretario alla Giustizia ha intanto premesso che la competenza riguardante l’assegnazione delle scorte è del Ministero dell’Interno. Ma nel merito ha spiegato: “La prefettura di Palermo ha comunicato che il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, in data 11 maggio 2016, aveva disposto nei confronti della dottoressa Silvana Saguto la misura di sicurezza della “tutela su auto specializzata” (tutela III livello di rischio), nella sua configurazione ordinaria, con esclusione del rafforzamento già disposto in suo favore dal 2013, integrata da un sistema di vigilanza generica radio-collegato all’abitazione, e con validità fino al 31 agosto 2016, salvo ulteriore verifica”.
Siamo insomma nel periodo dell’inchiesta e alla Saguto viene confermato “nella sua configurazione ordinaria” il livello di tutela con auto blindata. Alla scadenza di quel provvedimento, “in data 14 settembre 2016, – aggiunge Chiavaroli – il Ministero dell’interno ha comunicato che, nel quadro della periodica revisione delle misure di protezione, la riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia presso la prefettura di Palermo ha riesaminato il grado di esposizione a rischio della dottoressa Saguto e, su proposta del prefetto, l’ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del dipartimento della pubblica sicurezza ha attenuato la misura di protezione personale, portandola dal terzo al quarto livello di rischio, così adeguandola alle attuali esigenze. Preme ribadire – conclude Chiavaroli -che si tratta di misure di tutela che vengono adottate dalla competente autorità di pubblica sicurezza”. Insomma, la scorta c’è. Sebbene “depotenziata” al livello quarto: in pratica consiste nell’assegnazione di un’auto non blindata con uno o due agenti al seguito.
“Scoperti gli altarini”. Così il senatore Romani ha commentato la risposta scritta del governo. “La Saguto, indagata per corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio dalla Procura di Caltanissetta – continuano i parlamentari – è ancora scortata a spese dei cittadini Italiani nonostante i reati gravi per cui è ancora indagata. Chiediamo al Ministero degli interni la revisione di tutte le scorte e chiederemo di sapere altresì quante Saguto ci sono in Italia! Se la Saguto, alla fine dell’indagine, – proseguono – avrà causato un danno erariale, ci impegneremo affinché risarcisca lo Stato al più presto e fino all’ultimo euro e riteniamo vergognoso che abbia ancora la scorta”.