Sangiuliano, le dimissioni e il grave errore di Giorgia Meloni - Live Sicilia

Sangiuliano, le dimissioni e il grave errore di Giorgia Meloni

Le conseguenze politiche del caso

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si è dimesso. C’è comunque una domanda che rimane sullo sfondo di una storia forse non del tutto archiviata: perché la premier Giorgia Meloni non ha immediatamente accolto le dimissioni presentate giorni fa? Eppure non è una principiante, ne ha di esperienza politica sulle spalle e quando vuole essere spietata per difendere il suo governo, che definisce ‘storico’, lo è.

Sapeva bene che la ‘soap opera’ con Sangiuliano e la sua aspirante consigliera, mai effettivamente nominata, Maria Rosaria Boccia non sarebbe finita con la surreale intervista auto assolutoria al ministro (di 18 minuti) in coda al Tg1 di mercoledì sera 4 settembre. Intervista, peraltro, finita all’esame della Commissione di vigilanza Rai.

Com’è possibile scivolare in modo così improvvido su una buccia di banana messa lì, in bella vista, all’ingresso di Palazzo Chigi?

Infatti, non c’era più in gioco unicamente il traballante sgabello di Sangiuliano ma la tenuta dell’intero governo, almeno sotto il profilo dell’immagine e della credibilità, e in particolare la tenuta dei rapporti tra la Meloni e i suoi alleati trascinati loro malgrado sulla graticola.

La presidente del Consiglio ha consentito a una sconosciuta signora, assai brava, bisogna dirlo, nel muoversi tra le ovattate e spesso opache e pruriginose stanze del potere, di inguaiare le nostre istituzioni, a causa della superficialità di un ministro della Repubblica. Un danno d’immagine per il Paese che non sembra sanato delle ultime dichiarazioni.

Attenzione, a nessuno importa la vita privata dei nostri politici e governanti, però tutti abbiamo a cuore la responsabilità e trasparenza in chi ci rappresenta e rappresenta l’Italia nell’Unione Europea e nel mondo.

Il popolo italiano per la mancata accettazione istantanea delle dimissioni di Sangiuliano è stato costretto a subire lo stillicidio di quotidiane esternazioni, con un paniere di sospetti, illazioni, sottintesi e registrazioni. Di materiale incendiario ce n’è abbastanza in una situazione infuocata, che sarà verosimilmente interessata da nuovi sviluppi.

Qui, a prescindere da eventuali passaggi anche giudiziari, è già fondamentale capire se dietro a una banale puntata della serie “Dallas”, rivisitata in salsa italiota versione 2024, si possa ancora nascondere il solito intrallazzo di palazzo che al di là delle appartenenze e del giudizio sul governo Meloni molto ci preoccuperebbe e parecchio ci ha imbarazzato.

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