Sangue e mafia, il pentito: |"La 'festa' per l'omicidio" - Live Sicilia

Sangue e mafia, il pentito: |”La ‘festa’ per l’omicidio”

Mario D'Angelo è stato ammazzato nel 2001. Salvuccio Bonaccorsi accusa Iano Lo Giudice (nella foto).

il processo d'appello
di
4 min di lettura

CATANIA – Nel 2001 Salvuccio Bonaccorsi, pentito dell’ultima ora, aveva solo 14 anni. Ma il giorno dell’omicidio di Mario D’Angelo avrebbe partecipato ad una sorta di riunione in famiglia per “festeggiare” il primo omicidio del cugino Sebastiano Lo Giudice, boss e killer dei Carateddi, frangia armata dei Cappello. Quest’ultimo, insieme ad Antonino Bonaccorsi e Vito Acquavite, sta affrontando il processo d’appello per l’omicidio dell’imprenditore agricolo trovato morto 17 anni fa in contrada Fiumazzo. Un procedimento che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catania a seguito dell’annullamento con rinvio deciso dalla Suprema Corte di Cassazione della sentenza di assoluzione dei tre imputati accusati proprio dell’uccisione di Mario D’Angelo. È questo l’unico stralcio ancora pendente del processo – troncone abbreviato – scaturito dalla maxi operazione Revenge 3 che portò in carcere mandanti e sicari di diversi omicidi scatenati dalla furia di Iano Lo Giudice, pronto a dichiarare guerra ai Santapaola-Ercolano.


Ma torniamo al processo. Salvuccio Bonaccorsi decide di diventare collaboratore di giustizia, come suo padre Concetto, un anno fa. L’estate scorsa sono state scritte pagine e pagine di rivelazioni. Ai magistrati il giovane boss ha parlato anche dell’omicidio di Mario D’Angelo. E quel verbale con il consenso dei difensori, gli avvocati Maria Caterina Caltabiano, Salvatore Leotta e Salvatore Pappalardo, è stato acquisito nel processo. “L’omicidio D’Angelo fu il primo omicidio di Lo Giudice Sebastiano – racconta il pentito rispondendo alle domande del Pg – e quindi si attendeva il suo ritorno. Lo Giudice all’epoca era ragazzino, poteva avere 24 anni. Eravamo tutti in tensione a casa. Comunque sia, quando si ritirò, si iniziò a scherzare sui fatti. Lo Giudice è una persona molto ironica, e così commentava l’omicidio, come è andato, come non è andato”. Poi Bonaccorsi entra nel dettaglio di chi avrebbe ordinato e organizzato l’agguato. “Allora l’omicidio fu ordinato da Orazio Privitera, gli esecutori furono Sebastiano Lo Giudice e Vincenzo Fiorentino. Questo omicidio avvenne, per quello che io ho appreso, per problemi di guardiania, cioè che aveva problemi con Orazio Privitera per campagne, non so precisamente per cosa, ma i commenti erano questi. E comunque sia, all’epoca Lo Giudice divenne figlioccio di Orazio Privitera, per farsi grande o per farsi avanti, non so la motivazione, prese la decisione di commettere questo omicidio lui, e l’ha commesso con Fiorentino Vincenzo (pentito, ndr). Quando si sono ritirati dall’omicidio, che si attendeva il ritorno a casa, gli fecero buttare l’auto a Vito Acquavite e a Gaetano Musumeci (pentito, ndr), con le armi dentro l’auto rubata”.

Finite le domande del pg, è l’avvocato Leotta, difensore di Lo Giudice, a esaminare il collaboratore di giustizia. Il legale incalza sull’orario della riunione che sarebbe avvenuta dopo l’omicidio. “Questi commenti, questo scherzo, questo brindisi, quando sono avvenuti, a che ora?”, chiede il difensore. “Di pomeriggio, nel tardo pomeriggio”, risponde Salvuccio Bonaccorsi. Non sa fornire l’orario preciso di quell’incontro che sarebbe avvenuto “a casa di mia nonna”, spiega Bonaccorsi. “Non fu proprio un festeggiamento – chiarisce il teste – il brindisi dei clan è festeggiare, ironizzare e cose varie”. Anche il Presidente della Corte d’Assise d’Appello chiede dettagli sul presunto incontro: “Questo festeggiamento, tra virgolette, fu il giorno stesso o il giorno dopo?”. “Lo stesso giorno”, risponde. “È sicuro?”, chiede ancora il Presidente. “Sì”, dice il teste. Una risposta affermativa anche sul fatto che l’incontro sarebbe avvenuto nel pomeriggio. Bonaccorsi precisa che “per pomeriggio intende dopo le cinque”.

Al termine dell’esame del pentito, è il boss Iano Lo Giudice a voler rilasciare delle dichiarazioni spontanee. “Voglio precisare che il sottoscritto già nel 2010, in tempi non sospetti, dichiarò espressamente di rinnegare la famiglia Bonaccorsi, in particolare la famiglia del Bonaccorsi Concetto e il figlio”, dice. E poi precisa: “Non è stato partecipe a nessuna discussione”. Ed infine respinge le accuse: “Non ho mai commesso l’omicidio del signor D’Angelo”.

Alla fine il Pg rimettendo in fila l’apparato probatorio ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. E quindi la condanna all’ergastolo di Lo Giudice, Aquavite e Antonio Bonaccorsi per l’omicidio di Mario D’Angelo. Il Pg ha evidenziato anche il ruolo organizzativo che avrebbe svolto Antonio Bonaccorsi secondo alcuni collaboratori di giustizia. Nella prossima udienza discuteranno le altre parti. E poi ci sarà il verdetto. Un’altra pagina giudiziaria di sangue e mafia.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI