PALERMO – “Ho richiesto di essere nuovamente sentito per dare un senso alla collaborazione, per chiarire i punti in cui non sono apparso credibile e perché solo con la collaborazione posso sperare di avere una vita nuova. Temo anche di poter essere accusato di calunnia per quanto riferito su terze persone qualora non dovessi essere ritenuto attendibile”.
Inizia così il primo dei tre nuovi verbali dell’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro, uomo chiave del giro di tangenti nella sanità siciliana.
I verbali sono datati 12 settembre, 19 settembre e 13 ottobre. Sono in gran parte omissati. Ciò che significa che l’indagine della Procura di Palermo va ben oltre il giudizio immediato chiesto e ottenuto per dieci imputati. All’inizio Manganaro aveva raccontato mezze verità, tanto che il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini avevano espresso parere negativo sulla sua istanza di concessione dei domiciliari. Dopo i tre verbali il quadro è cambiato e Manganaro ora si trova agli arresti in casa.
Manganaro ammette di avere ricevuto 50 mila euro di tangente per favorire negli appalti la Tecnologie Sanitarie. Era una mazzette delle tante incassate. Non ricorda neppure chi gli consegnò il denaro. Di sicuro l’incontro avvenne “a Roma nella sede di Tecnologie Sanitarie in via Laurentina, erano in banconote da 50 euro, taglio che solitamente utilizzavano Roberto Satta e Francesco Zanzi”.
Sono rispettivamente amministratore delegato e responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie. “Normalmente vi provvedeva Satta quando veniva in Sicilia”, aggiunge Manganaro. Che ha un altro solido ricordo: “Una parte di questa somma era per Damiani. l’originario patto con Damiani era che io gli avrei corrisposto 100.000 mila per l’aggiudicazione della gara Asp a Tecnologie Sanitarie”.
Fabio Damiani sarebbe l’uomo del controllo illecito degli appalti, in virtù della sua posizione di forza di ex provveditore dell’Asp di Palermo e responsabile della Centrale unica di committenza della Regione siciliana. Ed è qui che le parole di Manganaro tracciano la strada per indagini future: “Questo patto originario con Damiani l’ho stretto anche per altri aggiudicazioni, una per una fornitura al pronto soccorso di Termini Imerese aggiudicata alla Healthcare Innovation, ma ci sono state anche altre aggiudicazioni a ditte non tutte riconducibili a me stesso”.
C’era un vorticoso giro di ditte impegnate nella spartizione della torta delle commesse sanitarie tanto che, racconta Manganaro, ad un certo punto “io e Damiani ci accordiamo in modo che sia le mie ditte che le altre per le quali svolgevo consulenza si aggiudicassero la fornitura e poi ci ripartivamo il guadagno che io ricavo anche attraverso le provvigioni che le ditte mi riconoscevano. Col tempo anche per l’insistenza di Damiani di semplificare i rapporti con lui gli corrispondevo 10.000 euro al mese e quando prendevo somme più consistenti potevo anche corrispondergli 30.000 euro in unica soluzione”.
Manganaro traccia uno scenario in cui i rapporti di forza si misurano all’interno delle commissioni di gara. Ad esempio c’era “un commissario che informava dei lavori della commissione il gruppo Edm” che alla fine però fu costretto a soccombere di fronte allo strapotere di Tecnolgie Sanitarie.
Nei verbali si parla di incontri in albergo e Opa su delle società ad opera di società concorrenti, del metodo Damiani che assegna “dei punti a modo suo” ai progetti, “di buste con le offerte sostituite dal Damiani al quale le diedi io”. Ed ancora di capitolati di gara scritti su misura per favorire una ditta su tutte.
Manganaro parla anche di Antonio Candela, ex manager dell’Asp e responsabile della strategia Covid per la Regione siciliana fino al giorno del suo arresto. Di Candela Manganaro racconta “la necessità di costruire la propria carriera anche con quelle iniziative di natura mediatica”. E si riferisce alle tante gare che Candela fece saltare denunciando irregolarità, a cominciare da quella sui pannoloni bandita dall’Asp di Palermo. Poi, ad un certo punto Candela “cambia il proprio atteggiamento andando incontro a una trasformazione affaristica”.
Ed infine Manganaro accenna ad un altra gara “relativa alla gestione della cardiologia critica per la Sicilia occidentale” e all’entrata in scena di un referente che non aveva mai rappresentato prima un’impresa. Manganaro ha una spiegazione: “Evidentemente in quel momento era espressione di una compagine politica di centrodestra che da lì a poco avrebbe vinto le elezioni regionali”. I verbali di Manganaro sono zeppi di notizie, di nomi e circostanze tutte da approfondire. Il lavoro dei magistrati è ancora lungo.