Sanità d'eccellenza a metà - Live Sicilia

Sanità d’eccellenza a metà

Il caso del San Vincenzo
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Il tono è acceso e formale. Innocenzo Leontini, capogruppo del Pdl all’Ars, scrive al ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Sullo sfondo una infiammata polemica. Già il titolo della lettera dice tutto: “Richiesta ispezione sanitaria presso la struttura del centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo dell’ospedale San Vincenzo di Taormina”. L’incipit: “Eccellenza On. Ministro, quale Capogruppo del Pdl all’Assemblea Regionale Siciliana, e quale rappresentante istituzionale dei cittadini siciliani, intendo sottoporre alla Sua attenzione una intollerabile e gravosa contingenza creatasi nella sanità siciliana, la cui responsabilità è da imputare direttamente alla competenza dell’Assessore Regionale alla Salute Massimo Russo con il compiacimento del Presidente della Regione Raffaele Lombardo. Il disagio di cui mi faccio portavoce è legato alla inaugurazione del centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo dell’ospedale San Vincenzo di Taormina che, Gestito dal Bambin Gesù, si candida a richiamare piccoli pazienti da tutto il bacino del Mediterraneo. E’ qui che emerge il limite di tale situazione: l’istituto non potrà ospitare i bambini troppo piccoli o affetti da più di un disturbo, in quanto manca il reparto di terapia intensiva neonatale. A comunicare tali gravissime criticità e carenze è il neo-direttore del centro, Giacomo Pongiglione: “Nella struttura, scrive il direttore, non si accettano neonati che pesano meno di due chili e mezzo o che presentano più di una patologia. Il motivo? L’attività di terapia intensiva non è nei compiti né nelle capacità del centro. Tutti i prematuri cardiopatici dovranno rivolgersi ad altre strutture specializzate. Che però in Sicilia non esistono più. L’unica Cardiochirurigia pediatrica, quella dell’Ospedale Civico, ha chiuso i battenti prima di Natale, e i piccoli assistiti sono stati dirottati in blocco a Taormina. Su 2.500 bambini nati prematuramente – afferma Pongiglione – solo l’8 per mille presenta problemi di natura cardiologica. Ma in questo momento non siamo attrezzati per assisterli. Se la Regione ce lo chiede, siamo pronti subito a fare un reparto di terapia intensiva neonatale”. Da questa denuncia emerge che ad oggi, le uniche unità di terapia intensiva ad alta specializzazione nell’Isola rimangono al Policlinico di Messina e di Palermo. Dove però non si effettuano interventi di cardiochirurgia invasiva sui bambini, favorendo ipotesi di un pericoloso corto circuito che preoccupa i camici bianchi”.

Una situazione raccontata da “Repubblica Palermo” oggi, con la pubblicazione della lettera di Pongiglione. Si legge: “Il centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo dell’ospedale San Vincenzo di Taormina è stato inaugurato in pompa magna meno di una settimana fa. Gestito dal Bambin Gesù, si candida a richiamare baby pazienti da tutto il bacino del Mediterraneo. Ma non quelli troppo piccoli o affetti da più di un disturbo: nella struttura dove si operano al cuore i bambinim infatti manca il reparto di terapia intensiva neonatale”. Leontini non è il solo politico a intervenire sulla vicenda:  “Prevedere lo spostamento della cardiochirurgia pediatrica dall’ospedale civico di Palermo a Taormina, dimenticandosi che tale presidio ospedaliero è privo di terapia intensiva neonatale, è il paradigma della sanità siciliana, oramai votata ad affidare ai privati tutte le attività di eccellenza e depauperando progressivamente le attività della sanità pubblica”, è una dichiarazione in calce al problema del segretario regionale dell’Italia dei Valori Sicilia, il senatore Fabio Giambrone. “Siamo oramai di fronte – continua Giambrone – ad una sanità ‘virtuale’ fatta di tagli di nastri e annunci roboanti ed una sanità ‘reale’ fatta di attese e di impossibilità di accesso ai servizi sanitari, con liste di attesa sempre più lunghe , pronto soccorsi inaccessibili e intasati e neanche l’ombra della medicina territoriale. Crediamo sia giunto il momento di prendere atto del fallimento della così detta riforma sanitaria, delle promesse non mantenute, dei problemi mai veramente affrontati (strutture fatiscenti, personale sanitario precario ed insufficiente, organici sotto dimensionati, nomine clientelari)”.

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