Sicilia, la sanità va verso il collasso - Live Sicilia

La sanità va verso il collasso: chi curerà i poveri siciliani?

Pubblico in crisi. Il privato scricchiola. Cosa sarà dei pazienti della sanità siciliana?

Mentre la politica gioca le sue carte anche nella sanità, intesa come potere, mentre il cinismo dei borsini registra i percorsi opposti di chi sale e chi scende, la vera partita drammatica si gioca sulla pelle dei pazienti smarriti che non sanno a quale santo votarsi. Qui, nell’Isola, come e forse più che altrove, il sistema è in ginocchio, con i suoi pronto soccorso in crisi, con le sue liste d’attesa infinite. Si sopravvive alle latitudini periferiche di uno sconquasso generale. Nel frattempo, anche i privati mandano segnali non proprio rassicuranti. Per cui la domanda è: chi curerà i poveri siciliani? Le notizie che arrivano da Roma non sono messaggere di ottimismo. Il Regionalismo differenziato – sostiene la Fondazione Gimbe – rappresenta un “colpo di grazia al Servizio sanitario nazionale e la legittimazione normativa delle diseguaglianze nella tutela della salute”. Non è azzardato ritenere che si proceda verso il collasso. Molteplici spie rosse si sono già accese.

Ambulatori popolari, il grido di allarme

La Rete degli Ambulatori Popolari, a Palermo, offre volontariamente cura e conforto ai più bisognosi. Proprio da quella trincea proviene un disperato grido di allarme, sotto forma di lettera al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. “La mancanza di posti letto, le liste d’attesa, i pronto soccorso strapieni: ogni dettaglio dipinge il quadro desolante di una assenza – si legge -, mentre i medici vanno in pensione, per non essere rimpiazzati, o fuggono dagli ospedali, oppure resistono, con carichi di lavoro che li rendono prigionieri della professione che amano. Noi cerchiamo di riempire le falle che si vanno paurosamente aprendo nella vita di troppi. Ma la crisi cresce e, anche noi, ci scopriamo troppo pochi e con labili mezzi, rispetto al tanto che ci sarebbe da fare. Presidente, non le chiediamo nemmeno un atto di fede, ma solo di constatare personalmente. Venga con noi per quel viaggio, passi un giorno in un Ambulatorio Popolare – allo Zen, a Borgo Vecchio – e vedrà con i suoi occhi. Vedrà madri con più figli che devono compiere una drammatica scelta, perché non hanno i soldi per curarli tutti insieme”.

Il primario: andiamo a sbattere

Una analoga sofferenza è stata raccontata dal dottore Aurelio Puleo, già primario del pronto soccorso di Villa Sofia, approdato proprio alla Fondazione Gimbe. “Un terzo dei medici ha più di sessant’anni – ha ricordato il dottore Puleo, tracciando un preoccupante quadro generale -. Si tratta di circa trentamila figure che, a breve, usciranno dal servizio sanitario e che verranno rimpiazzate, se va bene, solo in parte, dopo la pensione. Ma ci sono quelli che salutano prima, che finiscono nel privato, che si dedicano alla libera professione. Così gli ospedali, in particolare le aree d’emergenza, restano sguarnite”. E ancora: “Dico solo che la politica entra totalmente nelle scelte e nelle nomine. E mi fermo qui (corriamo il rischio di..,) dire addio alla sanità pubblica e all’assistenza per tutti. Possiamo davvero andare a sbattere, è un pericolo concreto”.

Il ‘pasticcio’ del pronto soccorso

Sempre a Palermo ci sarà da affrontare, a breve, il ‘pasticcio’ del pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ che chiuderà per un tempo molto lungo, a causa di lavori di ristrutturazione. La scommessa sulla tenuta dell’organizzazione – con il peso geografico scaricato su Villa Sofia – sembra, in effetti, azzardata. L’azienda ospedaliera ‘Villa Sofia-Cervello’ ha fatto sapere che non ci saranno disagi per i pazienti: una prospettiva da verificare alla luce dell’emergenza perenne delle nostre aree d’urgenza, nonostante l’ottimismo del presidente della Regione, Renato Schifani. Che, sul punto, come in altre occasioni, è intervenuto personalmente, di fatto quasi commissariando l’assessore alla Salute, Giovanna Volo (nella foto, con il presidente), tecnico di grande esperienza, salutata calorosamente da molti, nell’atto dell’insediamento. A conti fatti non è un eccesso pensare che l’indisponibilità del ‘Cervello’ creerà nuovi problemi a un mondo che già stenta a convivere con vecchie piaghe, frutto delle scelte (sbagliate) di anni.

La protesta dei privati

Non c’è solo il pubblico in affanno, gli scricchiolii giungono perfino dal settore privato. Ci sono rivendicazioni sul budget e una protesta incardinata dal 21 al 24 febbraio. Spiega il dottore Salvatore Gibiino, cardiologo e sindacalista: “Il punto non è dare soldi ai privati. La nostra è una denuncia sociale, non economica come qualcuno vuole far credere. Noi stiamo denunciando in primis che non riusciamo più a curare i pazienti. In ballo c’è la loro vita. L’assessorato regionale alla Salute, e il presidente della regione Renato Schifani per primo, stanno commettendo un errore e stanno sottovalutando la situazione a danno della salute dei cittadini. Noi lavoriamo in nome e per conto della Regione. Siamo pubblico a gestione privata”. Il costo dello sciopero si annuncia salato: “Ambulatori chiusi, innanzitutto. In questi quattro giorni non si potranno eseguire nei nostri laboratori circa un milione di prestazioni, che saranno rimandate a 6 mesi. I pazienti che capiteranno in questi giorni, e che avevano aspettato da 3 a 6 mesi, saranno rimandati ad altri sei mesi”. Morale triste della storia: la protezione collettiva della salute sembra, ormai, una meta quasi impossibile. Chi sta male si appresti a stare peggio. Allora, chi curerà i poveri siciliani? (Roberto Puglisi) 


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