CATANIA. L’immagine del superboss Nitto Santapaola, i suoi capelli bianchi, il suo maglione azzurro e i lineamenti del volto appena percepibili da lontano – in un piccolo monitor collocato all’interno dell’aula del Tribunale di Catania – non mancavano neppure oggi. Come tutte le altre volte, quando si è andati in aula per la richiesta di confisca di beni del clan, un tesoro di 7,7 milioni di euro che la Dda di Catania ritiene riconducibile alla famiglia dei Santapaola-Ercolano, lui è stato presente. A darne atto, collegato in videoconferenza dal carcere dove lo storico padrino catanese è detenuto al 41 bis, è stato un uomo della Polizia Penitenziaria, che ha parlato per pochi istanti al microfono rivolgendosi alla presidente del collegio sezione misure di prevenzione, la giudice Maria Pia Urso.
Il boss è difeso dall’avvocato Carmelo Calì. Presente in videoconferenza da un altro carcere c’era pure Aldo Ercolano, nipote e braccio destro di Santapaola. Ma l’udienza di oggi si è concentrata sulla posizione di un altro “proposto”, ovvero il catanese Mario Palermo, che è difeso dagli avvocati Calogero Licata e Pietro Nicola Granata. Palermo, in passato, ha patteggiato una condanna con la condizionale per un’accusa minore, dopo che fu esclusa l’aggravante di aver favorito la mafia. Adesso, ultraottantenne, la Dda di Catania lo ritiene uno dei detentori dei beni dei Santapaola, tanto che pure il suo nome figura nella misura patrimoniale e per lui è stata chiesta la misura della sorveglianza speciale.
Ma Palermo sta male, secondo quanto riferito in aula il medico legale Orazio Cascio, che lo ha visitato in questi giorni. In aula è stato il giorno della deposizione del medico legale e ovviamente la privacy non consente di entrare nello specifico della sua testimonianza. Sta di fatto che la deposizione, che è durata solo pochi minuti, potrebbe essere fondamentale per valutare la cosiddetta “pericolosità sociale”: è evidente che se una persona sta male bisogna comprendere se possa o meno essere ritenuta pericolosa. E la pericolosità è un presupposto essenziale per l’eventuale applicazione della sorveglianza speciale.
Dopo la deposizione del dottore, insomma, il Tribunale ha rinviato al prossimo 10 maggio alle 11,30. La presidente ha sottolineato che di fatto, con l’esame dei “proposti”, quel giorno sarà chiusa l’istruttoria, una istruttoria particolarmente complessa e lunga, poi si passerà alle richieste per giungere, il prima possibile, al verdetto.
La richiesta di confisca, si ricorda, riguarda aziende e dodici immobili tra Catania, Mascali e Mascalucia, che in qualche modo sono ritenute appartenenti o riconducibili a Cosa Nostra. Il sequestro risale al 3 dicembre 2019, nell’ambito dell’operazione antimafia del Ros “Samael”. I beni per l’accusa apparterrebbero a quella che le cronache hanno definito una sorta filiera del denaro sporco: soldi, imprese, affari illeciti maturati nel corso dei decenni, dagli anni ’70 in poi. A carico di Santapaola vi è anche una richiesta di misura di prevenzione personale.